Come d'abitudine, il secondo atto del trittico delle Ardenne è rappresentato dalla Freccia Vallone, classica che si disputa il mercoledì della settimana che dall'Amstel Gold Race porta alla Liegi-Bastogne-Liegi. Si tratta di un vero e proprio crescendo rossiniano, per fascino, tradizione e difficoltà, in quanto i 198 km da percorrere per arrivare in cima al Mur de Huy anticipano ciò che avverrà domenica con la Doyenne, la Decana delle Classiche, una delle corse più dure e affascinanti dell'intero panorama ciclistico internazionale. Si gareggia in Vallonia, nella parte francofona del Belgio, e non a caso sono proprio i corridori belgi ad aver conquistato il maggior numero di successi a Huy, trentotto sui settantanove disponibili.

Ha infatti ottant'anni la Freccia Vallone, a volte un po' snobbata per via della collocazione in calendario, ma sempre griffata da grandi corridori, a partire dal Cannibale Eddy Merckx (trionfatore per ben tre volte), passando per Roger de Vlaeminck, Rik Van Looy, Bernand Hinault e Laurent Jalabert. Per diciotto volte sono stati atleti italiani ad alzare le braccia al cielo al termine delle terribili rampe del Mur de Huy, con Moreno Argentin e Davide Rebellin appaiati a quota tre vittorie. Ma hanno ottenuto grandi successi anche fuoriclasse del calibro di Francesco Moser e Giuseppe Saronni, di campioni come Maurizio Fondriest e Michele Bartoli (senza dimenticare i vari Beccia, Furlan e Di Luca). Negli ultimi anni l'azzurro ad andare più vicino al successo è stato Damiano Cunego (assente mercoledì, impegnato nel Giro del Trentino), particolarmente a suo agio sulle Ardenne, dove ha trovato un successo anche sul Cauberg dell'Amstel. Le edizioni più recenti hanno visto però dominare corridori spagnoli, che si sono aggiudicati la corsa dal 2012 in poi, con Dani Moreno, Joaquim Rodriguez, Alejandro Valverde (nelle ultime due occasioni) a salire sul gradino più alto del podio. E' gara da finisseur dotati di grande resistenza e di uno scatto felino sulle pendenze di Huy, il muro per antonomasia del mondo del ciclismo, lungo 1.3 km, con un dislivello di 128 metri. Dopo duecento metri relativamente pedalabili, la strada si stringe e le pendenze aumentano, raggiungendo addirittura picchi del 26%. 

Una salita durissima, che provoca una selezione naturale, al punto che spesso non sono necessari allunghi decisi per aggiudicarsi la corsa, ma sono le pendenze in doppia cifra a decretare il vincitore, senza che si possa parlare di arrivo in volata, tanto sono terribili gli ultimi metri. Ma la Freccia non si identifica soltanto con il Mur de Huy. Sono tante le cotes che la rendono durissima negli ultimi cento chilometri, quando è difficile trovare tratti di pianura in grado di far respirare il gruppo. Tra le edizioni più recenti, sono da ricordare quelle del 2010 e del 2011, quando furono Cadel Evans (uno dei pochissimi a vincere in carriera Tour de France, Freccia Vallone e campionato del mondo) e Philippe Gilbert a domare il Mur de Huy. Proprio il successo del belga, che nel 2011 fece tripletta con Amstel e Liegi (per poi vincere anche il mondiale a Valkenburg l'anno successivo), è il corridore più atteso dagli appassionati belgi per le prossime due classiche. Finora il ccampione del Team Bmc non ha brillato, andando in difficoltà anche ieri sul Cauberg. Chissà che non possa ritrovarsi su salite amiche, per ripetere parzialmente l'exploit che lo portò alla ribalta tra i grandissimi del ciclismo belga. Ecco di seguito l'albo d'oro recente della Freccia Vallone. 

2006. Valverde. 2007. Rebellin. 2008. Kirchen. 2009. Rebellin. 2010. Evans. 2011. Gilbert. 2012. Rodriguez. 2013. Moreno. 2014. Valverde. 2015. Valverde.