Immagini che riconciliano con lo sport e forse un po' anche con la vita, quelle che arrivano dalle Fiandre, dove tra un entusiasmo dilagante ed una paura latente dopo la strage di Bruxelles, si disputa l'edizione numero 100 della Ronde van Vlaanderen.
Erano anni che non vedevamo un Fiandre così illuminante ed illuminato da un sole estivo e da un atleta che ha i connotati del fuoriclasse. Perché non esiste un'altra categoria nella quale possa rientrare un ciclista del calibro di Peter Sagan; aldilà dei successi passati, di quelli presenti e soprattutto di quelli futuri (parliamo di un classe '90), lo slovacco è un campione che scalda i cuori per il suo modo di correre - sempre all'attacco, senza risparmiare energie ed eccedere in tatticismi - e per il suo essere personaggio a tutto tondo.
Era solo questione di tempo: trovata la maturità e la consapevolezza della propria forza, Sagan è pronto a dominare e a raccogliere l'eredità di chi oggi si è piazzato alle sue spalle, quel Fabian Cancellara che per anni è stato il signore assoluto dell'Europa del Nord, volando leggero sulle pietre di Fiandre e Roubaix.
Oggi lo slovacco vince la sua prima classicissima, dopo aver raccolto numerosi piazzamenti che gli sono valsi l'assurdo epiteto di "eterno piazzato". Negli ultimi mesi sono arrivate prima la vittoria ai mondiali, poi il successo alla Gand Wevelgem e ora l'apoteosi sulle strade sacre per la nazione belga. Per una volta l'atleta slovacco fa la differenza con la testa, grazie ad una gestione della gara impeccabile, un aspetto, quest'ultimo, che sovente gli è costato la vittoria. Oggi Sagan ha saputo cogliere l'attimo, avvantaggiandosi a 30 km dall'arrivo e costringendo il suo rivale principale, Fabian Cancellara, ad inseguire.
Arrivati sugli ultimi due muri, l'Oude-Kwaremont ed il Patenberg, inizia lo spettacolo. In testa alla corsa parte Sagan con uno scatto agile a dispetto della mole imponente; una progressione violenta nel momento più duro della corsa. Solamente Sep Vanmarcke riesce, a fatica, a rimanere alla sua ruota. Alle sue spalle Cancellara scatena l'inferno, sorpassando i corridori davanti a lui come fossero di una categoria inferiore, con quella facilità che ci fa chiedere perché abbia deciso di ritirarsi a fine stagione.
Diventa, dunque, un duello a tre, con Vanmarcke che prova a recitare la parte del terzo incomodo, un ruolo che non riuscirà a svolgere alla perfezione. L'ultimo muro è il Paterberg: 300 metri infernali, con pendenze disumane e quelle pietre che fanno urlare le gambe dei corridori ed esaltano le emozioni degli spettatori.In mezzo ad una folla straordinaria, Sagan inventa il numero decisivo. Riparte ancora, sembra quasi non fare fatica dopo oltre 200 km di sudore e vibrazioni sulla sella. Se ne va e lascia lì Sep Vanmarcke. Ci prova anche "Spartacus" Cancellara, ma la sua azione servirà solo a riprendere Vanmarcke e a tentare una disperata rimonta negli ultimi dieci chilometri pianeggianti.
Non basterà. Peter Sagan vince il suo primo Giro delle Fiandre ed è bello che sia proprio lui ad imporsi nell'edizione numero 100 della classicissima belga. Il podio è regale. Dietro lo slovacco si piazza Cancellara, che batte in volata Vanmarcke, il migliore dei belgi. L'esultanza di Sagan è tutto sommato moderata: oggi il fenomeno di Zilina è più maturo, oggi il campione del mondo fa paura.