Un esercizio di forza, un esercizio di classe. 4 km, un'esplosione d'energia, un mulinare continuo, martellante, la potenza che schiaccia il pedale, un moto che si ripete incessante, frenetico. L'Inseguimento in pista è gara particolare, per specialisti, è gara che ricorda imprese d'Italia. Francesco Moser, l'ultimo re. La storia rivive in una serata londinese. Palcoscenico iridato, un diciannovenne di talento rimette l'Italia davanti al Mondo. Filippo Ganna stupisce i 6000 presenti, si prende la scena con quell'esuberanza tipicamente nostrana, ascolta il dolore e risponde alla fatica. Nel finale è testa e cuore, risale veemente, sfreccia davanti ai 188 cm di Domenic Weinstein e se ne va, solo verso il titolo quando mancano 500 metri.
A pochi passi, Marco Villa - il deus ex machina di una straordinaria nazionale - detta i tempi, sale idealmente in sella con Filippo, è il motore che spinge un ragazzo straordinario. 4'16"141, Ganna accarezza il crono del mattino - 4'16"127, primato che polverizza l'Andrea Collinelli di Atlanta e iscrive l'azzurro tra i grandissimi dell'Inseguimento - e allarga le braccia, un urlo a sentenziare la storia, poi un momento di distensione, in cui la biciletta procede come per inerzia, mentre Ganna si prende l'applauso fragoroso di chi osserva.
Rialza la testa l'Italia, si fa largo tra le potenze del Vecchio Continente, reclama il giusto spazio nell'elite delle due ruote. Riaffiorano immagini oggi sbiadite, ricordi di imprese e trionfi. L'ultimo oro ri-acquista luce e gloria, il Martinello di Perth - ai microfoni - celebra il Ganna di Londra. Dalla corsa a punti all'Inseguimento, in un passaggio di testimone che consacra il nuovo, senza dimenticare il vecchio. L'Italia del ciclismo sale in bicicletta con un ragazzone alle prime uscite. Ganna è d'oro, vince l'Italia.