Quando mancano meno di due chilometri al traguardo di La Alpujarra, termina il lavoro della Tinkoff-Saxo. Il gruppetto dei migliori si apre, come di consueto, nessuno si assume l'onere di scortare gli altri. Il caldo spegne ogni ardore, ma di colpo una freccia sarda scandaglia l'immobilismo. Fabio Aru parte deciso, bocca aperta, denti in evidenza, sul viso una smorfia che segnala il massimo sforzo. Non replica nessuno, se non Majka in seconda battuta. Troppo tardi per il successo di tappa, davanti Lindeman brucia Koshevoy, in perfetto orario per scalfire l'ordine del plotone. Quintana e Valverde non muovono un passo, Froome vede chi è davanti allontanarsi, fino a sparire. Il britannico sale mulinando le lunghe leve, non alza mai lo sguardo. Al traguardo, Aru guadagna una manciata di secondi sul duo Movistar, una trentina su Chris e Van Garderen. Segnali che infiammano la corsa spagnola.

Il gruppo riparte oggi per l'ottava uscita. Puebla de Don Fabrique - Murcia, 182,5 km, caratterizzati da un finale insidioso. La parte iniziale concede un periodo di tregua a corridori sfiancati dal rovente clima di Spagna. Pendenza favorevole per diversi chilometri, fino all'ingresso a Murcia. Siamo al km 139, qui si fa la corsa. L'Alto de la Cresta del Gallo nobilita il circuito finale. Doppia scalata, 4,2 km al 7,5% di pendenza media. L'ultimo passaggio termina a circa 17 km dall'arrivo, è quindi un trampolino ideale per attaccanti con coraggio e buona gamba.

Lo scossone che accoglie il gruppo nella seconda parte di gara esclude velocisti puri, ma chiama a raccolta fuoriclasse alla Sagan e alla Caleb Ewan, in grado di replicare ad ascese non impossibili. Decisive, in tal senso, le energie dei gregari. Il percorso si adatta anche ad una fuga da lontano, specie dopo una giornata come ieri. Chi può controllare la corsa senza spendere eccessive energie?