Chris Froome indossa il simbolo del primato con disinvoltura. Una frullata delle sue per strappare possibili sogni, due giorni di assoluto controllo, coperto sul Tourmalet e nella pioggia di Plateau de Beille. Richie Porte e Geraint Thomas, la maglia a pois dell'australiano, e quella tutta nera del britannico, angeli del signore di Francia. 

I rivali hanno orgoglio. Ieri, prima Alberto Contador, poi Vincenzo Nibali. Non attacchi reali, un modo per dire "Ci sono anch'io". Froome fermo, imperturbabile, alla ruota dei suoi, pronto a rispondere solo a Quintana, il rivale più temuto. In salita, non c'è partita, occorre quindi trovare altro terreno per scovare i limiti del keniano bianco.

La 13^ tappa propone un percorso frastagliato, adatto ad attaccanti di giornata e magari a uomini di classifica attenti a sfruttare le occasioni della strada. I chilometri da percorrere sono 198.5, da Murez, regione dei Midi-Pirenei, a Rodez. Per 95 km l'unica "attrattiva" è un traguardo volante posto a Laboutarie. La strada sale nei 100 km finali e presenta, in successione, tre Gpm di quarta categoria. Il primo ha inizio al km 127, la Cote de Saint Cirgue, 5.8% di pendenza media. Seguono la Cote de la Pomparie e la Cote de la Selve. Ascese similari, di lunghezza ridotta, pedalabili.

Al km 167 si chiude l'ultima difficoltà, ma il percorso non è di certo accomodante nel finale, strada all'insù verso La Primaube, tratto favorevole che spinge al traguardo e, in prossimità dell'arrivo, la Cote Saint Pierre, 570 metri al 9.6%. Un trampolino perfetto per Valverde e Purito, in gran spolvero ieri, senza dimenticare corridori dal grande spunto come Sagan, ancora alla ricerca del primo successo.

Difficile però, dopo giorni corsi a perdifiato, controllare la corsa, facile quindi ipotizzare una fuga da lontano, gestita dal gruppo senza sprecare eccessive energie a rincorrere uomini fuori classifica. Parola alla strada.  

Il finale: