Cadute, ventagli e tanta incertezza. La prima settimana del Tour de France ha visto lo stesso scenario di sempre.
A differenza dell'anno scorso, però, quando Contador e Froome furono addirittura costretti al ritiro per le cadute patite nel corso della prima settimana, questa volta tutti favoriti si presentano alla vigilia delle montagne ancora in corsa.
Alcuni sono acciaccati, dubbiosi sulla propria condizione ed arrabbiati per l'andamento della corsa (chiedere a Nibali e a Quintana per il ventaglio della seconda tappa), ma la strada da affrontare è talmente lunga ed insidiosa da non escludere a priori un colpo di scena.
E non è una frase fatta. Quest'anno il Tour de France offre un menù variegato e mai come in questa occasione, distacchi importanti possono essere annullati.

Durante la prima settimana, sono emersi, però, dei valori individuali e di squadra abbastanza inequivocabili.
A conti fatti rischia di essere proprio la compattezza e la forza del team a fare la differenza, e non sarebbe certo la prima volta.
Sky, Bmc e Tinkoff-Saxo hanno dimostrato di essere le squadre più attrezzate, proteggendo al meglio i propri capitani e facendo la selezione nelle uniche due tappe in cui si sono visti distacchi rilevanti.
Il riferimento è alla frazione con arrivo a Zelande, contraddistinta dalla forte pioggia e dal vento, che ha portato Nibali e Quintana ad avere più di un minuto e mezzo sul groppone.
La disorganizzazione di Astana e Movistar è stata evidente e anche un po' inaspettata. Così come è stato deludente il rendimento del team kazako nella tappa col pavè.
Lì dove l'anno scorso è stata enciclopedica, quest'anno l'Astana ha lasciato Nibali da solo a tentare una serie di azioni improbabili.
Tra cadute e condizione non al meglio di alcuni uomini di riferimento (su tutti Lars Boom), la squadra di Vincenzo Nibali rischia di essere un punto debole troppo grosso per il siciliano.
Una debolezza mostrata anche nella cronosquadre quando Sky e Bmc si sono mostrate superiori, aumentando il divario tra Froome, Van Garderen ed i rivali.

Al netto delle prestazioni dei team, la prima settimana ha mostrato anche alcuni segnali importanti sul rendimento in salita dei singoli.
Il migliore è stato senza dubbio la maglia gialla attuale: Chris Froome. Il britannico ha dichiarato più volte di sentirsi nello stesso stato di forma del 2013.
Froome ha corso da leader, con la sicurezza di chi sa di avere un'ottima gamba e di poter fare la differenza appena la strada sale.
La sua accelerazione sul Mur de Huy parla chiaro, così come ha impressionato la sua prontezza e la sua tranquillità sul pavè.
Su di lui pende un solo dubbio: riuscirà a mantenere questa condizione nell'arco delle tre settimane. Vive questo stato di grazia dal Giro del Delfinato, quando ha vinto la corsa staccando tutti in salita e dimostrando la stessa "frullata" ammirata nei primi nove giorni di gara.
Il Tour è una corsa esigente: ci vorrà costanza ed attenzione per altre due settimane. Se riuscirà a gestire eventuali attacchi da lontano e cali di condizione, difficilmente la corsa gli sfuggirà di mano.
Quasi impossibile, invece, interpretare lo stato di forma degli altri protagonisti. Quintana ha corso coperto durante tutta la prima settimana, cosa che adesso non potrà più fare, essendo chiamato a recuperare due minuti in classifica.
Da questo punto di vista potrà essere un valido alleato per Vincenzo Nibali. Lo sconfitto dei primi giorni di corsa è senza dubbio lui; lo percepiamo anche dalle sue parole.
Il Nibali apparso al Tour 2015 è un Nibali nervoso; sembra quasi pagare la tensione di dover difendere il titolo dell'anno scorso.
Si sapeva che avrebbe patito le salite brevi come il Mur de Bretagne, mentre era difficile prevedere una disattenzione grave come quella della seconda tappa.
Lo Squalo dello Stretto si presenterà all'appuntamento con le grande salite in maniera più spensierata, consapevole di dover tentare almeno una grande impresa.
Forse questo stato d'animo è quanto di meglio ci si possa aspettare per approcciare Pirenei ed Alpi in maniera vincente e coraggiosa.
 

Risulta altrettanto complesso valutare il Tour di Alberto Contador. Il murciano sembra stia correndo al risparmio, consapevole di dover scontare le fatiche del Giro.
Paga già un minuto in classifica generale, ma ha preparato questa Grande Boucle con grande meticolosità, consapevole di poter crescere nel corso della competizione.
Già sui Pirenei capiremo se sarà in grado di reggere il passo dei migliori in salita; qualora dovesse accusare un po' di fatica, Froome ha il dovere di capitalizzare, perché un Contador ancora in classifica nell'ultima settimana potrebbe essere una pericolosa mina esplosiva.
Ha un appuntamento con la storia e non è il tipo da arrendersi senza inventarsi nulla. Il suo atteggiamento sornione non deve trarre in inganno perché potrebbe essere proprio lui il rivale più insidioso per Froome.
Splendida, invece, la prima settimana di Tejay Van Garderen. Il corridore americano si sta ripetendo sugli stessi livelli del Delfinato, dimostrando una crescita anche in termini di personalità.
Il vero scoglio saranno le salite lunghe, un terreno che lo ha sempre sfavorito.
La sua esplosione era attesa ormai da qualche anno e la sensazione è che possa essere finalmente arrivato l'anno giusto per raggiungere il podio.