Difficile dare torto all'americano Teejay Van Garderen che ha dichiarato ieri, al termine della cronosquadre vinta dalla sua Bmc, che "sui Pirenei non sapremo chi vincerà il Tour de France, ma capiremo chi ha le gambe e chi no". La carovana gialla ha appena osservato il giorno di riposo a Pau, cittadina situata tra le valli delle vette del sudovest della Francia. Chris Froome ha controllato la corsa da vero leader nella prima settimana di questa edizione della Grand Boucle, e ha pure adombrato la possibilità di correre di conserva, in quanto spetterà ai suoi rivali attaccarlo per recuperare secondi e, nel caso di Nibali e Quintana, minuti in classifica generale.
I chilometri a cronometro sono già finiti - circostanza rara nella storia del Tour - e la corsa degli scalatori può dunque cominciare. Salite lunghe, gran premi della montagna che hanno fatto la storia di questo sport attendono i corridori a partire da domani, 14 luglio, anniversario della festa nazionale francese. La tre giorni pirenaica si apre con l'arrivo in quota a La Pierre-Saint Martin, immediatamente dopo lo scollinamento del gpm hors categorie del Col de Soudet (15.3 km al 7.4% di pendenza media). La prima tappa di montagna generalmente è una gara tattica: nessuno vuole esporsi troppo, tutti attendono le mosse degli avversari prima di svelare le proprie carte. Stavolta c'è anche un giorno di riposo a precedere il primo vero arrivo in salita, a rendere ancora più incerto l'esito della corsa. Chi non può aspettare troppo è Vincenzo Nibali, vincitore dell'ultima edizione della Grand Boucle. Se ne avrà, lo Squalo dello Stretto dovrà provare a inventarsi qualcosa, anche se la condizione mostrata sinora da Froome non autorizza ancora sogni di rimonta. Altrettanto interessante verificare come si muoveranno Contador e Quintana, enigmatico il primo, praticamente invisibile il secondo in questo inizio di corsa.
Il percorso prevede poi, in rapida successione, due ulteriori frazioni pirenaiche nelle giornate di mercoledì e giovedì. L'undicesima tappa è forse la più difficile del trittico di alta montagna, con il Col d'Aspin e il Tourmalet a fare da giudici prima dell'arrivo in salita sulla Cote de Cauterets, pedabile gran premio della montagna di terza categoria. Le fatiche accumulate potrebbero peraltro incidere sul terzo traguardo in quota consecutivo, giovedì 16 a Plateau de Beille, altra ascesa hors categorie già sede di tappa al Tour negli ultimi anni. La classifica generale ne uscirà inevitabilmente stravolta, in un'edizione della corsa gialla tra le più dure del recente passato. In molti in gruppo temono Nairo Quintana, probabilmente il più forte scalatore puro del panorama internazionale. Il colombiano, titolare della maglia bianca di miglior giovane, ha già dimostrato di essere in grado di staccare tutti, Froome compreso, quando è in giornata. Da verificare la sua tenuta frazione dopo frazione, senza dimenticare che nell'ultima settimana ci sarà spazio per ulteriori attacchi nelle tappe alpine della Bassa Savoia.
Dopo la tappa di Rodez, disegnata su misura per agevolare fughe da lontano per tutti coloro che saranno fuori classifica al termine del trittico pirenaico, attenzione all'arrivo di Mende di sabato 18: il finale è durissimo, con la Cote de la Croix Neuve (3 km al 10,1% di pendenza media) ideale trampolino di lancio per un'imboscata degna del miglior Alberto Contador. La seconda fase di corsa si chiude infine domenica con una tappa potenzialmente adatta ai velocisti: la Mende-Valence di 183 km, mossa nella prima parte, ma piatta negli ultimi cinquanta chilometri.
Il Tour entra nel vivo dunque, la corsa alla maglia gialla si accende. Tutti a caccia di Chris Froome e del suo team Sky, per una seconda settimana che si preannuncia quanto mai interessante per altimetrie e pendenze, in cui cominceranno le grandi manovre anche per l'assegnazione della maglia a pois di miglior scalatore.