Dall'anonimato all'altare della gloria, dopo la decisione dell'Uci di cancellare i Record del passato, riaprire la porta a nuovi limiti, più umani, non segnati dall'uso smodato di biciclette speciali, il Record dell'Ora vive di nuova linfa ed è costantemente soggetto ad attacchi e tentativi. Nessuno però della portata vista ieri nel Velodromo olimpico di Londra.
A dividere i recenti assalti, da quello occorso in terra inglese, la grandezza del personaggio in questione. Bradley Wiggins, Sir Bradley Wiggins per l'esattezza, il vincitore del Tour 2012, il medagliato olimpico, su strada e pista, sceglie la cornice di casa non tanto per lanciare l'assalto a Alex Dowsett, quanto per avvicinarsi ai mostri del passato, Boardman e Rominger.
Il limite auspicato da Wiggins è oltre i 55 km, la realtà è al ribasso, ma la prestazione resta straordinaria. Spazzato via il 52,937 del connazionale, Wiggins pone l'asticella a un piano superiore, 54,526, un incremento notevolissimo, se si calcolano condizioni e sforzo. Specialità infida quella del Record dell'Ora, perché si corre in un Velodromo con riferimenti parziali, senza aiuto alcuno, in uno sforzo che sembra protrarsi all'infinito, in cui la gestione delle energie decide tra baratro e trono. Il finale è agonia, entra in gioco una sottile componente mentale, Wiggins soffre, ma non crolla, cala ma resta in piedi.
Soddisfatto, stravolto dall'insolito caldo inglese, schiacciato da una pressione atmosferica atipica, eppure sorridente. Chiude Wiggins, almeno per ora, un nuovo tentativo non è previsto, ma il Baronetto, ormai nella leggenda, non è nuovo a colpi di coda.