Il Mortirolo esalta Alberto Contador, l'Aprica incorona Mikel Landa. La sedicesima tappa del Giro, una delle più attese dell'edizione 2015, entra nella leggenda delle due ruote, grazie all'impresa di Alberto Contador. La maglia rosa incappa in uno scherzo della sorte lungo la discesa dell'Aprica e si trova a inseguire il treno dell'Astana, con 50" di ritardo. La Tinkoff si sgretola col passare dei chilometri e all'imbocco della salita il re è ancora una volta nudo. Boaro si sposta e Contador alza lo sguardo. Davanti, Landa scandisce il passo per Aru, Contador parte. Sono i chilometri dell'emozione e del talento. Danza Alberto, strappa e recupera, rifiata, alle spalle di Anton e di Hesjedal, allunga nei tratti al 18%, quando gli altri sbandano. Rientra e la botta morale è devastante, Aru salta, Landa ottiene il via libera. 

Mikel Landa è il secondo vincitore di giornata. Si accoda ad Alberto e a Kruijswijk, sull'Aprica, lancia l'attacco, a cui Contador non può rispondere. Dopo il tacito accordo di Campiglio, un altro successo importante. In casa Astana, cambio dela guardia, Landa è il nuovo capitano, ad Aru, stravolto, il compito di difendere la terza posizione. 

Contador "È stato molto difficile perché prima di cominciare la salita avevo 400 watt. La verità è che i miei compagni sono stati incredibili. La situazione era critica, ma questo è il ciclismo: sono cose che succedono. Questo è quello che rimane nel ricordo della gente. Posso dire solo che Kruijswijk che è stato il più forte della tappa. Avrà un futuro grandissimo questo corridore, ho fatto il possibile per aiutarlo. È stata una tappa difficile, molto complicata. Devi avere la buona sorte dalla tua parte. Ho forato nella discesa dall'Aprica. Ivan Basso mi ha dato la ruota, ci siamo organizzati, ma davanti correvano. È una tappa che ricorderò per sempre. Questo Giro mi sta piacendo molto. Il paragone con Pantani? Mi viene la pelle d'oca solo a pensarci, ho i brividi".

Aru  "Non è stata una delle giornate migliori della mia carriera. Ho sofferto tanto, ho cercato di non sprofondare, ho pedalato più di testa che con le gambe. Sono cose che succedono. Sono un po' stanco, abbiamo fatto una tappa dura e lo sforzo è stato veramente enorme, uno sforzo immane, ho sofferto per 40 km. Mikel stava bene era giusto che provasse. Sta meglio, non ci sono gerarchie. Ora pensiamo a recuperare le energie".

Landa  "Quando Alberto ha avuto quel problema (la foratura in discesa da Aprica e il cambio di ruota con Ivan Basso, ndr) abbiamo provato a menare un po' e Fabio mi ha detto di andare". Sul finale "sono stato un po' a ruota poi ho deciso di partire. Non pensavo di essere così forte. Oggi ho visto che posso essere uno dei più forti in salita e di sicuro non starò fermo sui prossimi due arrivi in salita. Come squadra dobbiamo stare tutti insieme e stare attenti. Adesso voglio pensare che posso vincere un grande giro; non so se quest'anno, il prossimo o tra cinque, ma ho visto che posso".