Il Giro è nelle mani di Alberto Contador, il vantaggio su Fabio Aru non racconta dell'impronta mentale dettata dallo spagnolo. Ogni giorno, Alberto ribadisce la sua forza, un gesto semplice per inibire possibili reazioni, per mostrare un controllo assoluto della scena. Verso Madonna di Campiglio, lo sprint al traguardo volante, in salita la risposta, continua, agli attacchi di Landa e Aru. Contador saltella, appare sempre lucido, attento al dettaglio, senza compagni ma con la consapevolezza di una superiorità evidente.
Alberto Contador e Marco Pantani, l'avvicinamento è spontaneo, perché lo stile, in sella, è il medesimo. Nella classe del campione di Pinto, nel coraggio, nella tedenza allo spettacolo, c'è traccia del Pantani ciclista. Il rapporto con la montagna, la personalità, la capacità di spostare le masse, attirando il pubblico. Quando parte Contador, rivive Pantani.
"Non so se sono il padrone - ha replicato lo spagnolo della Tinkoff-Saxo al microfono della Rai - . È stato un altro giorno difficile. Sembrava un sfida a cronometro tra due squadre. Mi sarebbe piaciuto vincere oggi, Pantani è stato un in'ispirazione per me nel ciclismo. Ho cominciato tardi a correre e ricordo che, dopo aver visto alcune tappe con lui protagonista, uscivo con la mia bici e cercavo di imitarlo in salita"
Il gruppo nutre rispetto per Contador, in primis Aru, l'avversario nella corsa in rosa. I due, spesso, si parlano prima del via e anche lungo il percorso. Emblematico il confronto nei chilometri finali, ieri, dopo le scaramucce di rito. Aru riconosce la grandezza di Alberto, ci mette il cuore, ma desiste, lasciando a Landa la tappa, col beneplacito del re. Contador incorona il connazionale, da una pacca al giovane italiano, e si gode il momento. Martedì si sale ancora, ma il Giro è già ai titoli di coda.
"Con Aru ci siamo detti solo quello che c'era da dire. Landa era molto forte, Aru è vicino a me nella generale, non potevo lasciarlo andare. Mikel è stato il più forte".