Il dolore alla spalla, una sublussazione riaccesa dalla caduta di ieri, un imprevisto foriero di ulteriori problemi nel cammino verso Milano, la botta alla gamba sinistra, pensieri che attraversano la mente del campionissimo. L'avvicinamento alla crono non è dei migliori, ma Contador osserva l'orizzonte, lancia messaggi pregni di positività. Il guerriero si rialza, l'obiettivo resta alla portata.
La rapidità con cui Contador si rimette in sesto, agguanta la bici del fido Tosatto e si lancia verso il traguardo, racconta della testa da vincente di Alberto. Solo dopo, riflessioni e analisi, prima la corsa, un distacco da ridurre ai minimi termini. Il re si sfila la maglia, non è più, per la classifica, il numero uno, ma la strada non permette sentenze, perché da oggi il Giro assume una dimensione superiore.
Verso Valdobbiadene è sfida contro il tempo e Contador cura il dettaglio. La spalla migliora, ma non consente la perfezione del gesto. Piccoli adattamenti per portare il mezzo a portata di Alberto. Manubrio rialzato, di due-tre centimetri, posizione più elevata, per consentire al fuoriclasse di Pinto di non sentire dolore.
2 secondi al chilometro, questo il pegno da pagare in virtù di una posizione non aerodinamica. Secondi che Contador punta a ridurre, a recuperare nella seconda parte, quando la strada si fa favorevole, quando la salita si affaccia modificando il naturale evolversi della crono. Il finale, al 10%, è il terreno di caccia di Alberto, un computer, un campione.