Giro di boa, se non numerico, di certo di strada. Con la cronometro Treviso - Valdobbiadene, lunga 59.4 km, il Giro d'Italia è al punto di svolta. Tappa chiave, perché foriera di distacchi importanti. Si torna a correre contro il tempo, dopo la sfida a squadre inaugurale, un assaggio rispetto a quanto attende quest'oggi il plotone.
Lo scenario, rispetto alle previsioni, è insospettabile. Aru è in rosa, leader quasi per caso, Contador, nuovamente a terra, lamenta un dolore alla gamba sinistra, ma il volto è acceso, come prima delle grandi battaglie, Porte e Uran sentono l'odore dell'ultima occasione. All'australiano serve un miracolo, il disavanzo dal primo della classe è importante, la sfortuna emerge con frequenza preoccupante a cancellare i propositi dell'uomo in nero, il colombiano, invece, intravede la luce, dopo le sofferenze iniziali. Rispetto ad Aru e Contador, vanta un maggior feeling con la crono e può riaffacciarsi ai piani alti.
Il percorso si snoda in due fasi. 30 km pianeggianti, con il primo rilevamento posto al km 17.6, al Ponte della Priula. Da metà tracciato si comincia a salire, San Pietro di Feletto, Gpm di 4° categoria, segna il secondo riscontro cronometrico. Il finale non presenta reali asperità, ma la strada torna a farsi nervosa, dopo il Col San Martino, con il tratto conclusivo, verso Valdobbiadene, che torna a volgere all'insù.
Gli specialisti possono fare la differenza nella fase iniziale, più facile difendersi per Aru quando la strada inizia a mostrare i primi tratti in ascesa. Fondamentale, visto il chilometraggio, dosare con intelligenza lo sforzo.