Il Giro d'Italia si concede un attimo di tregua. Il volto sfigurato di Fabio Aru, la danza infernale di Alberto Contador, un colosso reso leggenda dalle classiche del Nord, Philippe Gilbert. Uno strappo, di poco più di un km, la pioggia a far da cornice, il massimo sforzo in sella, la fatica che passo a passo accompagna i corridori e racconta sofferenze e paure, pensieri e emozioni. Un concentrato di ciclismo, nella sua forma più bella.
Oggi, come detto, un profondo respiro, prima di affrontare la temuta crono di Valdobbiadene e l'arrivo a Madonna di Campiglio. Si parte dalla provincia di Vicenza, a Montecchio Maggiore, per giungere, dopo 147 km, a Jesolo. Nessun Gpm nella tappa odierna, due i traguardi volanti, a Santa Maria di Sala, km 58.4, e a Mestre, km 77.3. Una rotonda, a circa 1 km dallo striscione finale, lancia sul rettilineo conclusivo, privo di reali insidie.
Difficile sorprendere i velocisti, perchè le occasioni sono ormai ridotte e le ruote da volata presenti in gruppo numerose. Greipel, Viviani, il terzetto della Lampre, alcuni puntano al bis, altri a trovare il primo acuto. Troppi interessi per concedersi nuovamente alla fuga, marchio di fabbrica di questa edizione 2015. Per i big, massima attenzione ai dettagli, una leggerezza può costare la corsa, chiedere a Richie Porte.