Flash, microfoni, stampa e televisioni, tutti per Alberto. Il fremito che ruota attorno alla figura di Contador racconta della grandezza del personaggio, l'icona del ciclismo attuale, il fuoriclasse di riferimento. Non mancano, nel panorama moderno, stelle di prima grandezza, nessuna, però, ha l'aura che circonda il campione di Pinto.
L'interpretazione della corsa, il coraggio, la sete di vittoria, la tendenza a spingersi sempre un passo più in là, tutto in Contador trasuda di grandeur. La corsa in rosa, già domata in passato, è il punto di partenza, il primo "fiore" da cogliere per completare un mazzo che prevede una fermata in Francia, al cospetto del Tour. Uno-due da leggenda, il piano di Contador è sulla bocca di tutti, perché nessuno crede possibile associare le due grandi fatiche a tappe. Solo Alberto sembra non avere paura e nella sua penultima stagione sulla strada - ritiro previsto per il 2016 - lancia la bomba che infiamma appassionati e rivali.
Tutti contro Contador, per storia, tradizione, successi. Rispetto agli altri sa come si vince un Grande Giro, sa cos'è la pressione, quanto contino i dettagli in tre settimane di gara, conosce ogni anfratto, di gara e di pensiero. Spesso, Contador, vince di testa, perché è campione a tutto tondo, esempio lampante la Vuelta conquistata al rientro dopo la squalifica. Sfruttare le debolezze altrui, esaltare le proprie doti.
Il 2015 è fin qui pregno di dubbi, almeno all'apparenza. Mancano i successi della stagione precedente, sfociata nella seconda parte nella caduta rovinosa al Tour e nella rinascita straordinaria sulle rampe della Vuelta, fin qui è un Contador vivo, ma normale. In salita, la gamba è buona, ma non è la migliore. In tutto questo, non può non incidere la programmazione. Per doppiare Giro e Tour occorre dosare lo sforzo, da qui il lento saluto, fino all'avvio della corsa in rosa. Contador si ritira, si allena, saltella, cerca la condizione. Riappare al via, con quel sorriso che incute timore, perché figlio della consapevolezza.
Il favorito è senza dubbio Contador, ma confermare le attese, con un nugolo di avversari pronti a lastricare di trappole il percorso, può non essere facile, soprattutto se la testa deve dividersi tra obiettivi di egual importanza. Si può gestire il Giro, pensando al Tour? No, corse di questa portata logorano, richiedono il massimo, sotto ogni aspetto. Il percorso esalta Alberto nel finale, ma lo chiama a un primo salvataggio a crono. Appetiti di rimonta da soddisfare in 7 giorni tutti d'un fiato, quelli che portano sull'ultimo traguardo, a indossare l'ultima maglia.
Non c'è Riis lungo la strada, Alberto è solo, con la sua Grandeur, solo contro la storia, pronto a scrivere una pagina nuova.