Per tanti anni Alejandro Valverde è stato nel mirino della critica per il suo atteggiamento attendista che lo ha portato troppo spesso a fare collezione di piazzamenti.
La lettura della corsa non è mai stata il suo pezzo forte, un punto debole che ha pagato a caro prezzo, sopratutto in occasione dei campionati del mondo, quando è riuscito a gettare al vento tante occasioni per ottenere la maglia iridata.
Non è mai troppo tardi, però, per raggiungere la piena maturità. Accade così che allo scoccare dei 35 anni (compiuti tra l'altro nella giornata di ieri) il corridore murciano riesca finalmente a leggere le corse alla perfezione e a sfruttare una gamba stratosferica per beffare tutti i suoi avversari.
La campagna belga di Valverde è stata praticamente perfetta: doppietta Freccia-Vallone/Liegi-Bastogne-Liegi, come solo i più grandi sono riusciti a fare.
Il successo odierno del corridore della Movistar è in assoluto il terzo alla Doyenne, una classica che sembra tracciata su misura per lui, con tanti strappi brevi che ti tolgono lentamente il fiato e quel finale in cima alla Cote d'Ans che ti taglia le gambe in maniera netta ed implacabile.
Su questi finali, a differenza della maggior parte degli atleti, Valverde si esalta e dà sfogo alla sua straordinaria esplosività.
Un copione, dunque, già visto quello messo in scena dal murciano nella giornata odierna. Valverde ha dimostrato di essere il più forte sulle ultime cotes, una superiorità messa a frutto sul rettilineo finale, quando si è incaricato in prima persona di inseguire il velleitario attacco di Daniel Moreno. La sua è una volata quasi interminabile, un lungo inseguimento tramutatosi in fuga inarrestabile sulla linea conclusiva di Liegi.
Nulla hanno potuto i vari Purito Rodriguez, Kwiatkowski, Gilbert, Gerrans e Nibali.
Tra mille acciacchi, cadute ed una condizione non al top dei rivali più quotati, la conclusione non poteva che essere questa. Lo sapeva benissimo anche Valverde che è riuscito a gestire alla perfezione anche l'assenza di compagni di squadra negli ultimi chilometri.
E allora gli scivolano letteralmente addosso gli scatti di Nibali, Henao e Moreno. I suoi avversari non dispongono della sua gamba, basta non commettere errori per vincere e così di fatto sarà.
Ci ha provato a far saltare il banco il team Astana, capitanato dal nostro Vincenzo Nibali. Ci provano in sequenza Fulgsang, Scarponi e lo stesso Nibali. Lo scatto del siciliano sulla salita degli italiani, la Cote de Saint Nicholas, è abbastanza prevedibile, ma non per questo fa meno male ai suoi avversari. La pedalata dell'ultimo vincitore del Tour de France è però ancora legnosa, lo si nota dal lungo rapporto che spinge e dal fatto che non riesca a staccare i più forti in salita.
Il colombiano Sergio Henao prova a rilanciare l'andatura e provoca un'ulteriore scrematura: saranno una quindicina alla fine a giocarsi la vittoria.
La pioggia, che cade battente nel finale, rende la corsa ancora più dura. Forse un Nibali più brillante o un Gilbert meno acciaccato dopo la caduta alla Freccia-Vallone, avrebbero potuto beneficiare di questa situazione.
Ed invece a gioire è ancora Alejandro Valverde che succede nell'albo d'oro a Simon Gerrans, finito più a volte nel corso della gara. La volata del corridore murciano non lascia spazio di replica ai suoi rivali.
C'è da segnalare, però, l'ottimo secondo posto del francese Julian Alaphilippe. Il ventitrenne del team Etixx-Quick Step ottiene un altro splendido piazzamento dopo quello raggiunto alla Freccia-Vallone (2° anche sul Mur de Huy). Terzo Joaquin Rodriguez, apparso leggermente indietro di condizione in queste classiche del Nord.
Il migliore degli italiani sarà alla fine Domenico Pozzovivo, giunto ottavo.
Resta comunque un pizzico di amarezza per quanto fatto vedere dai nostri atleti in queste settimane tra Francia, Belgio ed Olanda. Ci saremmo aspettati di più soprattutto all'Amstel e alla Liegi, gare che storicamente dicono bene ai nostri colori. Salviamo senza dubbio Giampaolo Caruso, Vincenzo Nibali e Michele Scarponi, se non altro per averci provato. Male nel complesso gli altri, con qualche tentativo di fuga velleitario e dei finali di gara corsi sempre nelle retrovie.
Una menzione d'onore, però, la merita ovviamente Luca Paolini, capace di realizzare l'impresa dell'anno per i nostri colori alla Gand-Wevelgem. Il prestigio di questa corsa non varrà certamente quello di una Roubaix o di una Liegi, ma si tratta comunque di una classica ambita dai giganti del pavè.
Vincerla, tra l'altro, in mezzo ad una vera e propria bufera di pioggia e vento rende ancora più rilevante la sua straordinaria impresa.
La speranza è che il Giro d'Italia possa sorridere maggiormente agli atleti italiani e che possa essere dimenticata in fretta questa campagna del Nord negativa.