Gli occhi lucidi, sul podio, uno sguardo proiettato verso l'infinito. John Degenkolb è esausto, l'emozione si manifesta e rende umano il possente tedesco. Di umano in realtà c'è poco nella sua volata, una progressione di forza, di rabbia, una catapulta che si fionda sul traguardo, quando il tempo sembra ormai essere scoccato.
John Degenkolb è lontano, indietro, quando infuria lo sprint e la Katusha tesse la tela per Kristoff. A quel punto Paolini, un barbuto trentottenne capace di mirabilie in salita, in discesa e poi anche in volata, lancia Kristoff. Mancano molti metri, ma al norvegese, il vincitore della scorsa edizione, non resta che partire, il vento soffia in faccia, resta solo la volata lunga. C'è una ruota azzurra nella sua scia, il giovanissimo Bonifazio, l'Italia del pedale si coccola il vecchio leone e il precoce talento. In terza posizione Matthews, pericolossissimo.
Il miracolo di John Degenkolb parte da lì. Spodesta Matthews e si mette in scia a Bonifazio, esce a meno di 100 metri, quando Kristoff stremato si siede e smette di spingere, sfreccia davanti e fa in tempo anche ad esultare, a velocità doppia si prende la Classicissima, la corsa eterna, lunga oltre 290 km, decisa da dettagli e strategia, da pochi chilometri, tra Cipressa, Poggio e Via Roma.
Kristoff difende la seconda posizione, Matthews terzo, Sagan quarto. Lo slovacco è deluso, si scopre solo e al vento quando mancano due chilometri, arretra e non partecipa alla lotta. Bonifazio, quinto, è il più contento, Cimolai ottavo, dietro a Cancellara. Manca lo spunto alla locomotiva di Berna, mancano le gambe, al dunque.
L'arrivo in Via Roma non basta agli attaccanti, non mancano i tentativi, dai primi di giornata alle sparate degli ultimi 20 km, quando l'asfalto, finalmente asciutto, sembra concedere una tregua. Sulla discesa del Poggio cadono in tanti, da Gilbert, prima all'attacco per aprire la strada a Van Avermaet, al campione del Mondo Kwitakowski. Il tentativo più interessante, nel finale, di Daniel Oss e Geraint Thomas. Il britannico prova in solitaria ma ai meno 5 sente l'arrivo prepotente di Sagan, Matthews e Filline, a ruota quel che resta del gruppo, 25 unità circa. La Sanremo si conferma corsa da volata, e lo Sprint non tradisce, intenso, bellissimo, imprevedibile. Un colosso che si stringe la mani sul volto e racconta la sofferenza di giornata, una sparata per la storia, una corsa che vale una carriera.