Il trittico asturiano entra nella fase cruciale. Alberto Contador veste il rosso del leader, ma sente il peso dei rivali. Lungo la salita de La Camperona ha provato a sferrare il colpo del K.O, ma ha visto il suo danzare respinto dalle rampe micidiali poste poco prima del traguardo. In quell'interminabile chilometro, prima ha osservato Purito Rodriguez balzargli sulla ruota e poi Froome, l'uomo "computerizzato", passargli a fianco, con quell'incedere particolare, ma efficace. La Vuelta è ancora viva, ha un padrone, ma non un despota. 

Il secondo arrivo in quota può riservare altre sorprese, perché nelle gambe non manca l'acido lattico. Uno sforzo ai limiti del possibile quello affrontato dai corridori, soccorsi sul traguardo, privi di forze. Si riparte, per la quindicesima tappa, da Oviedo, per approdare dopo 152,2 km a Lagos de Covadonga. Gli ultimi 40 km sono lo spartiacque tra la gloria e la polvere. Il primo impegnativo test sarà sul Puerto del Torno, colle di seconda categoria, 7.2 km all'8,2% di pendenza media. A seguire un lungo tratto di discesa, intervallato da improvvisi strappi, fino alla scalata conclusiva. 

L'ascesa che porta all'arrivo è classificata Hors Catégorie, il massimo grado di difficoltà. In primis la lunghezza, oltre 12 km, a seguire la pendenza. Punte del 17,5%, con i 3 km finali ancora una volta terribili. Dopo una prima parte con costante difficoltà, ecco una leggera spianata che porta al vero e proprio muro, quello che "lancia" o respinge gli eroi di giornata. 

L'ultima immagine racconta di un Froome in costante crescita, di un Contador presente, ma non intoccabile, di un Rodriguez vivo, di un Aru indomabile, di un Valverde coraggioso. Ogni giorno, nel ciclismo, fa però storia a sè, occorre quindi aspettare l'ultimo metro, l'ultimo colpo di pedale.