Lo sguardo deciso, gli occhi della tigre, le mani protese a scaricare ogni stilla di potenza sul manubrio. Fabio Aru si consacra alla Vuelta, mentre dietro Alberto Contador si alza sui pedali per rispondere a Froome, appannato, coraggioso, trattenuto da numeri e computer, mai una pedalata oltre il limite, e per intimidire il conservatore Valverde. Non cambia la generale in vista della dodicesima tappa, ma la corsa spagnola ha un padrone e tanti aspiranti fino ad ora poco propensi al rischio, all'atto di improvvisazione necessario a far saltare il banco.
Non sarà la tappa odierna a cambiare le carte in tavola. 166,4 km, da Logrono a Logrono, un circuito da ripetere fin sul traguardo, senza Gpm veri e propri, con uno strappo che il plotone si troverà di fronte ben otto volte e potrebbe essere naturale trampolino per attaccanti con gambe e fiducia. Da valutare la tenuta delle squadre, quando siamo ormai a metà corsa. Due traguardi volanti: il primo posto al km 41, il secondo al km 124,2.
I favoriti sono i soliti. Degenkolb ha già vinto due anni fa in uno scenario come questo. Matthews e Bouhanni rappresentano le alternative. Boonen ha provato nei giorni scorsi, ma ha peccato in brillantezza, come Sagan. Poche punte per l'Italia. La speranza è Ferrari, almeno per un piazzamento.