Un grande Giro si può conquistare in tanti modi. Il volo di Nibali, al Tour, ha preso il via sulle sacre pietre, ad esempio. La Vuelta è, per tradizione, corsa ventosa. E proprio il vento può essere nemico o alleato. Chi del vento si serve con maestria è Alberto Contador. In una delle tappe più semplici della corsa spagnola, il fuoriclasse di Pinto ha scherzato con le forti folate iberiche. Coadiuvato da Bennati ha aperto la trappola ad avversari disattenti. Aru e Quintana hanno sofferto, aiutati dal gigante Degenkolb e da sprinter vogliosi di volata, ma l'allarme è apparso chiaro. Non ovunque si può vincere, ma in ogni metro si può perdere.
Scenario differente nella nona tappa che prende il via da Carboneras de Guadazaon. 185 km, più di 100 in relativa tranquillità. Solo dopo 124 km la prima difficoltà di giornata. Un Gpm di terza categoria, Puerto de Cabiorgo, 18 km al 3,8% di pendenza media. Un assaggio verso le due ascese conclusive. Si inizia con l'Alto de San Rafael. 2° categoria al 4,2%. 11.5 km di scalata. A chiudere, la volata verso il traguardo lungo le rampe di Aramon Valdelinares, 8 km al 6,6%.
Sono nuovamente chiamati alla ribalta gli uomini della generale. Da Valverde a Contador, fino a Froome. La salita che porta al traguardo presenta caratteristiche peculiari. Alterna tratti duri ad altri quasi pianeggianti. Perfetto teatro per accelerazioni secche, forse non per distacchi importanti.