Fermento e tensione. La Vuelta, verso le sfide di alta montagna, vive giorni d'attesa, non facili. Ogni tappa è affrontata con il desiderio di stupire, stanare chi vive coperto, issare una bandiera, anche solo lanciare un avviso. Le prime salite, non certo proibitive, hanno portato alla ribalta i protagonisti della generale e anche le uscite di ordinaria amministrazione hanno creato, se non distacchi, fatica. Le energie nervose, lasciate nelle prime quattro tappe, rappresentano un tesoretto assente nella terza settimana. I velocisti, in questo continuo, vorticoso, mulinare di pedali, provano a sfruttare l'occasione, ma la volata è merce rara. Degenkolb si è issato al di sopra di tutti a Cordoba, riscattando un inizio difficile e oggi pensa al bis.
Si parte da Priego de Cordoba per giungere 180 km dopo a Ronda. Tracciato nervoso, ma con una sola difficoltà. Il Gpm di Puerto el Saltillo è posto però a 15 km dal traguardo e per lunghezza, ma soprattutto intensità, rappresenta una minaccia per molti. La pendenza media è irrisoria, 3,2%, ma nel tratto finale si raggiungono punte interessanti. In vetta, dopo 12,5 km di scalata, si può osservare all'orizzonte lo striscione d'arrivo. Se non una vera e propria picchiata, comunque una discesa accomodante. Chi guadagna lì, può puntare alla tappa.
Ieri il tentativo di Valverde, scottato per i pericolosi secondi già lasciati sull'asfalto, una Katusha sempre in testa a controllare e un Contador al vento, alla ricerca della condizione lungo la strada. I più tranquilli, senza dubbio, Froome e Quintana. Pedalata agile, mai un sussulto emotivo o uno segno di disappunto. In rosso ancora Matthews, in attesa dei colossi spagnoli.