Una mazzata, l'ennesima. Un colpo dritto al cuore di chi, di ciclismo, di sport, si nutre ogni giorno. Si resta in piedi, barcollando, per brama di verità. Si resta in piedi perché anche dieci anni dopo è giusto far luce su una vicenda dai contorni oscuri. Giusto, per chi come la mamma, Tonina, si è battuto contro tutto e tutti. Marco Pantani vive, ancora, nei cuori della gente. Ora torna a vivere per combattere l'ultima battaglia.

La Procura di Rimini ha riaperto il "caso Pantani". Quel giorno Marco, nel residence, non era solo e triste, come spesso è stato dipinto. Quel giorno, in quella stanza d'albergo, qualcuno ha ucciso Marco Pantani. Questa è la terribile conclusione a cui è giunta la Procura dopo aver riesaminato il caso. Questa l'analisi del Professor Avato. Una quantità tale di stupefacenti poteva essere ingerita solo se diluita in acqua.

Pantani quindi obbligato a drogarsi, picchiato, fino al decesso. Parole fortissime, brividi come fosse ieri. Stupore e rabbia. Un balenare ininterrotto di sentimenti per una storia che non trova fine, che, forse, mai avrà fine. La speranza è che almeno da oggi si faccia chiarezza, soprattutto per Tonina.

Fonte La Gazzetta dello Sport