Ci sono vittorie e vittorie. Emozioni ed emozioni. E Vincenzo Nibali da Messina, questa vittoria e questo Tour de France 2014, se li porterà a lungo con se. La conferma ed il coronamento di una carriera che troppo spesso è stata bistrattata, a dispetto dei successi di un campione come Vincenzo, lo Squalo di Messina. Ci sono tante storie e tanti ricordi che Nibali si porterà a casa, nello stretto. Come il primo successo, come il "passaggio" epico sul pavè, come il dominio sui Vosgi, sulle Alpi e sui Pirenei. Ecco, tutti questi trionfi, indisturbati, incontrastati, impari per gli avversari, farebbero di lui, così come molti hanno provato ad azzardare, un cannibale. Si, cannibale. Proprio come Merckx. Un cannibale diverso però. Merckx amava imporre la sua superiorità con cattiveria e superbia. Vincenzo, invece, nonostante la sua netta supremazia, ha sempre tenuto nel corso delle tre settimane un profilo basso, umile, quasi timido. "Il cannibale umile". Il suo carattere è cosi, ed è proprio questo, forse, il suo punto di forza. Ha tenuto la concentrazione altissima anche quando non se ne sentiva il bisogno. Ha sempre pensato alla tappa del giorno dopo, piuttosto che godersi i successi personali. Ha pensato a guadagnare secondo dopo secondo, centimetro dopo centimetro, quel vantaggio che gli ha permesso di arrivare quest'oggi a Parigi, sugli Champs Elisèes, con la maglia gialla tanto amata e desiderata. Vincenzo ha vinto. Vincenzo Nibali ha dominato. Il Tour 2014 è suo, e suo soltanto.
Come dicevamo ci sono vittorie e vittorie, soprattutto per quello che significano. E questa vittoria significa davvero tanto. Per l'Italia, per il movimento ciclistico italiano e per la storia. Per l'Italia vuol dire tornare in vetta al Tour 16 anni dopo l'ultima volta. Quella del compianto Marco Pantani nel 1998. Nibali sarà il settimo italiano nella storia a trionfare a Parigi. In ordine cronologico a precedere il messinese sono stati Bottecchia (nel '24 e nel '25), Bartali ('38 e '48), Coppi ('49 e '52), Nencini ('60), Gimondi ('65) ed il pirata, come già ricordato. Non meno importante il ruolo che assume questa vittoria, la prima per ordine di importanza da un pò di tempo a questa parte. Per come é arrivata significherà ridare speranza ad uno sport ed al movimento ciclistico italiano, troppe volte abbattuto dai duri colpi del doping e di campioni troppo spesso osannati che non hanno saputo mantenere le attese e le promesse. Lo Squalo, invece, le ha mantenute eccome. In barba a coloro che continuavano a criticarlo anche dopo le vittorie. Prima la Vuelta, poi il Giro, ora la Grande Boucle. Nibali ha portato a casa tutte e tre le maglie dei più grandi giri. Quella rossa di Spagna, la "nostra" Rosa ed infine la maglia gialla. Che lo consacra come uno dei più grandi del ciclismo. Perché quando andremo a leggere nei libri di storia e statistica i cognomi di quelli che sono stati i più grandi di questo sport, troveremo quello del ragazzo di Messina. Alla voce “tripla corona”, forse il traguardo più importante per un ciclista, ci sarà anche il nome di Vincenzo Nibali. Non un'impresa da tutti. Non un'impresa che si racconta tutti i giorni. Cinque soltanto i "grandi" della storia del ciclismo che hanno compiuto questo "miracolo" sportivo . Anquetil, Hinault, Merckx e Contador. Nibali sarà il secondo italiano di sempre, dopo il glorioso Felice Gimondi ad entrare in questo esclusivo albo d'oro. Ed è per questo motivo che questo Tour e questa vittoria, è una delle più importanti della storia del ciclismo italiano e non, che si chiude nel migliore dei modi. Il sogno di una vita , così come ha dichiarato lo stesso Nibali : "Ci sono Emozioni indelebili, quella degli Champs Elisèes, in maglia gialla, è la più bella di tutte".