Il Tour scorre lungo i Pirenei a mille all'ora, quasi senza rendere tributo a tornanti che del ciclismo sono storia e sudore. A folle velocità corre verso le salite nel primo arrivo in quota del trittico pirenaico. Solca il Col de Portillon con il fiato alla gola, divora il Peyresourde, prima del Col de Val Louron Azet. L'ascesa conclusiva verso Saint Lary - Pla d'Adet è un calvario, quasi per tutti. Sorridono in due, Rafal Majka e Vincenzo Nibali. Le occasioni, nella sport come nella vita, capitano talvolta per caso. Lo stop forzato di Kreuziger e la chiamata di Tinkoff. L'iniziale diniego per un altro grande Giro dopo la corsa in rosa. Poi il "signor sì" d'ordinanza e l'arrivo in Francia. La consacrazione sulle Alpi, a Risoul, e poi sui Pirenei. Le prime due vittorie da professionista nell'università delle due ruote. Quell'occhiolino alla telecamera, a un chilometro dal traguardo, è la perfetta immagine del talento cosparso di sfrontatezza giovanile. Dietro a grandi passi risale Vincenzo Nibali, con lui stremato il trentasettenne Peraud. Nel Tour che consacra i giovani di Francia, l'assalto al podio arriva dal più vecchio. L'unico a reggere la ruota della maglia gialla.
Nibali è serio, composto, elegante. Non sembra mai in difficoltà, mai da l'impressione di un possibile cedimento. Gioca al gatto col topo, di rimessa, come fa chi sa di essere il più forte, chi ha da gestire e non da guadagnare. Osserva l'allungo di Bardet in discesa, non si scompone di fronte al forcing della FDJ, cambia rapporto e va quando gli altri guardano i tornanti auspicando una fine rapida. Il Tour è finito da tempo, resta una splendida battaglia per il podio. Lo scenario varia, imprevedibile, senza contorni definiti. Valverde sbanda, ma non affonda. Trattiene un gruzzolo di secondi, ma vede assotigliarsi il margine di sicurezza. Dietro Pinot, Peraud, Bardet, l'orgoglio di Francia.
L'ultima fatica pirenaica misura 145,5 km, da Pau ad Hautacam. Due colli di 3° categoria in avvio, la Cote de Bénéjacq e la Cote de Loucrup. Poco dopo il traguardo volante posto a Bagneres de Bigorre inizia il calvario. 17 e più chilometri per giungere alla vetta del Tourmalet, 2115 metri. I primi chilometri di salita sono i più morbidi, ma dal 5° km non si scende mai sotto l'8% di pendenza. Terminato il mito del Tour, discesa e ultima asperità. 13,6 km verso Hautacam al 7,8% di pendenza media. Sono le difficoltà conclusive dei 21 giorni di corsa, prima della decisiva crono posta il penultimo giorno.