Pietre e pioggia. Proprio come in una giornata nell'inferno del Nord. Una Parigi- Roubaix in miniatura. Il Tour scorre sul pavè, timoroso. I più forti hanno passato giornate intere in ricognizione, lungo il percorso che si snoda da Ypres a Arenberg/Port du Hainaut. 155,5 km che probabilmente non decideranno il Tour, ma potrebbero mietere vittime illustri. Froome, Contador, Nibali, nessuno è avvezzo a questo tipo di percorso. Tutti lo temono. I primi giorni della corsa in giallo hanno portato storie e dubbi. Froome è volato a terra e mostra ora preoccupanti escoriazioni, forse meno certezze. Contador, in salita, si è scoperto solo. Oggi Alberto si accoderà ai fidati Bennati e Tosatto per uscire indenne dalle trappole di Francia. Nibali è forte, ha spaventato tutti, per intelligenza e cuore. Ora ha però il peso della maglia, simbolo di orgoglio, ma anche di responsabilità. Ha il dovere di sfruttare la prima settimana, per creare un solco, un fortino da difendere sulle grandi montagne e contro il tempo.
Ben nove i tratti in pavè, tutti dislocati nella seconda parte del tracciato. Il primo, a 68 km dal traguardo, Grison au Carrefour de l'Arbre, 1100 metri. Il più lungo è il penultimo, Wandignies - Hamage à Hornaing, 3700 metri, posto a poco più di 15 chilometri dallo striscione finale. Prima dell'approdo ad Arenberg, ancora l'Hèlesmes à Wallers di 1600 metri.
I favoriti, come è ovvio che sia, sono i principali tenori delle classiche monumento. Sagan e Cancellara affilano le armi per un nuovo duello. Entrambi hanno già lanciato i primi segnali al Tour. Alle loro spalle Degenkolb, Terpstra, Thomas. Attenzione al belga Van Avermaet, che nella generale è a soli 2 secondi dal leader, Vincenzo Nibali.
Imperativo evitare cadute, forature, ritardi. Rientrare, sul pavè, è impresa quasi impossibile.