Lo spunto di Luka Mezgec e il sorriso radioso di Nairo Quintana. Due volti per raccontare una corsa che trova il suo epilogo in piazza Unità d'Italia, a Trieste, dove nel 1919 trionfò Girardengo. L'ultimo sprint del Giro segna l'acuto dello sloveno della Giant-Shimano, abile nello sfruttare il buco lungo le transenne lasciato dal nostro Ferrari. A sorprendere, in negativo, è Bouhanni. Il re delle ruote veloci si inceppa alla chiamata di chiusura e non trova la zampata numero quattro. Chiude ai piedi del podio alle spalle di Farrar. Secondo, ancora una volta, l'azzurro Nizzolo. Sempre nella bagarre, purtroppo mai vincente.
Come consuetudine è una tappa in linea a sancire il saluto a una ventun giorni fatta di spettacolo e emozioni. La fuga vede protagonisti Agnoli e il combattivo Pirazzi, insieme a Tuft, Quintero e Bak. Le prove generali di ricongiungimento si concretizzano ai 12 dal traguardo, quando il gruppo piomba sui battistrada, poco prima dell'ultima tornata su un circuito lungo 7,2 km, ripetuto otto volte. Il resto è lotta per le posizioni di vertice tra le squadre dei velocisti. Si muovono Sky, Trek, FDJ, Lampre.
Ferrari parte presto e si spegne, lasciando spazio al veemente ritorno di Mezgec. Il primo squillo sloveno nella corsa in rosa. Le telecamere sono tutte per Quintana. La Colombia sventola il proprio vessillo in suolo italiano. Alle spalle di Nairo il connazionale Uran, mentre il tocco tricolore ha il volto giovane e spavaldo di Aru. Una goccia d'azzurro in un podio sudamericano.