FIE, una storia lunga un secolo secolo. Cento anni esatti sono passati da quando, in quel 29 novembre 1913, venne ufficialmente sancita la nascita della Federazione Internazionale della Scherma. Federation Internationale d'Escrime, come da dizione francese, poi impostosi come lingua ufficiale di questo cimento diretto discendente dei duelli di una volta, la cui storia legata allo sport affonda le radici fin dalla primissima edizione del 1896 delle moderne Olimpiadi, ben prima quindi che la Federazione Internazionale emettesse il suo primo vagito.

Lo storico congresso che ne decretò la fondazione si tenne proprio nella Capitale francese, su iniziativa di Monsieur Renè Lacroix, e vide la partecipazione dei rappresentanti di nove paesi: Belgio, Boemia, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Norvegia e Olanda. Il primo presidente in assoluto fu il belga Albert Feyerick (foto a sinistra), già a capo della federazione del suo paese, eletto per acclamazione. Non mancarono contrasti e discussioni, soprattutto sui regolamenti da imporre nelle singole armi, ma una volta che fu superato questo scoglio, tutto era pronto perché si iniziasse a scrivere il grande libro della Leggenda della Scherma. Un libro ricco di personaggi che, fuori e dentro le pedane, hanno reso popolare questo sport meraviglioso, fondato su valori imprescindibili quali lealtà, coraggio, correttezza e rispetto, per l’avversario come per le regole.

Capitolo dopo capitolo, storia dopo storia, esso è andato arricchendosi e impreziosendosi, includendo protagonisti che venivano da ogni parte del mondo: una vera e propria globalizzazione che ha aperto alla scherma nuovi orizzonti. Basti pensare che, a oggi, sono ben 148 i paesi che hanno aderito e risultano affiliati alla FIE. Il criterio globale è stato poi ripreso al momento di compilare la Hall Of Fame, redatta proprio in occasione del centenario: dall’Africa all’Asia passando per le Americhe ogni continente è rappresentato, segnale che la scherma sta avendo sempre più seguito in tutto il mondo. A Londra sono arrivati l’argento di Alaelddin Abouelkassem nel fioretto e soprattutto la medaglia d’oro del venezuelano Ruben Limardo Gascòn nella spada, anche se quest’ultimo non ha trovato spazio nei 100 eletti, così come molti altri schermidori, Maestri, dirigenti che han lasciato e continuano a lasciare la loro impronta indelebile su questo sport.
Da Josè Luis Abajo a Mariel Zagunis (nella foto, Saenz): questi sono, in stretto ordine alfabetico, l’alfa e l’omega della Hall Of Fame: il primo, spadista, ebbe il merito di centrare a Pechino la prima medaglia in assoluto per la scherma spagnola. La seconda, americana di sangue lituano, figlia di canoisti che han preso parte alle Olimpiadi del 1976, ha messo la prima griffe sull’albo d’oro Olimpico della sciabola femminile: ad Atene, prima volta in assoluto per la più giovane arma della scherma, come a Pechino. E poi l’onore, immenso, di guidare l’ingresso nello stadio Olimpico di Londra della selezione americana: lei, Mariel Zagunis, a portare la bandiera a Stelle e Strisce, facendo sfilare ai suoi “ordini” le stelle del nuoto, dell’atletica e del basket NBA. Jiyeon Kim prima, Olga Kharlan poi han spazzato i suoi sogni di medaglia, negandole una tripletta d’oro che l’avrebbe equiparata a Valentina Vezzali.
In mezzo, novantotto nomi, novantotto storie di altrettanti personaggi che han dedicato la loro vita alla scherma e che la scherma ha ripagato coprendoli di gloria e onori. Impossibile elencarli tutti, raccontarne ogni impresa, difficile anche solo fare una cernita senza incorrere nel rischio di non dare a tutti la giusta considerazione.

Le epopee dei grandi schermidori francesi come Philippe Cattiau (otto medaglie olimpiche e nove mondiali divise fra spada e fioretto) e Christian D’Oriola (nella foto, archivio Getty Images), soprannominato D’Artagnan o anche Il Mozart del fioretto; il Vento dell’Est portato, in piena guerra fredda, da personaggi del calibro dei bielorussi Alexandre Romankov (cinque titoli mondiali nel fioretto, mai nessuno come lui) e Viktor Sidyak, del russo Viktor Krovopuskov, del romeno Mihai Covaliu, degli ucraini Sergey Golubitsky – considerato uno fra i più grandi fiorettisti di tutti i tempi – e Volodymir Smirnov, sfortunato protagonista di uno dei pochissimi incidenti mortali accaduti sulle pedane di scherma. E ancora, Anja Fichtel, Laura Badea – Carlescu, Reka Szabo, tre delle più acerrime rivali dei leggendari Dream Team del fioretto femminile: tedesca la prima, rumene le altre due, sono state protagoniste di duelli tiratissimi con le nostre Vezzali, Trillini, Bortolozzi, Bianchedi.
Nella hall of fame c’è spazio anche per atleti tuttora in attività, o che da poco han appeso divisa e maschera al chiodo: è il caso di Laura Flessel- Colovic, connubio micidiale di classe e grinta che han fatto della francese una delle più forti spadiste della storia. Fra gli atleti ancora in attività, rientrano nella schiera di eletti Olga Kharlan – fresca del tanto agognato titolo mondiale individuale in quel di Budapest-, il fiorettista tedesco Peter Joppich (quattro volte campione del Mondo) e il recente campione Olimpico di Londra, sempre di fioretto, Lei Shang.

Non manca ovviamente una folta rappresentanza italiana, perché senza italiani il grande romanzo della scherma non potrebbe vivere. Nedo Nadi (foto a sinistra) e Edoardo Mangiarotti, icone sempre vive nella memoria di tutti, cartoline in bianco e nero della scherma di un tempo. Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, monumenti di quel fioretto divenuto terra di conquista per le lame italiane, colonne portanti di una serie di Dream Team che da Barcellona a Londra han mietuto quasi sempre solo successi. Nel segno di Jesi, che ha trovato in Elisa di Francisca la sua nuova "profetessa". Viene da Livorno invece Aldo Montano, l’ultimo discendente di una dinastia di Campioni: una famiglia, quella Montano, con la scherma nel sangue e la sciabola come arma di conquista del mondo, con l’unica eccezione di Carlo, fiorettista.

Oggi, a un secolo esatto da quel convegno che segnò l'inizio di tutto, Parigi si appresta ad accogliere il gotha della scherma mondiale per una serata di Gala che conclude l’anno di celebrazioni: alla svolta del primo secolo, il Grande romanzo della scherma è pronto per scrivere nuovi, avvincenti, capitoli. 100 di questi, Federazione Internazionale della Scherma!