Nuovi guai in vista per Fabrizio Macchi. Il ciclista varesino, bronzo alle Paralimpiadi di Atene 2004, è infatti risultato positivo a un controllo antidoping effettuato il 6 luglio scorso durante i campionati italiani di handbike.
Fenoterolo la sostanza incriminata, che in realtà altro non è che un broncodilatatore utilizzato da chi soffre di asma, bronchite, enfisema e altri problemi all'apparato respiratorio: tuttavia, proprio a causa di questa sua peculiarità, il farmaco è vietato nella pratica agonistica.
Il ciclista si è difeso dicendo di averne fatto uso proprio per curare una forma di allergia sotto diretta prescrizione del suo medico curante, che è poi lo stesso medico del Coni. Un'assunzione quindi fatta del tutto in buona fede e senza alcun intento di fare il furbo per trarne vantaggi in gara: così riporta il portale Varesenews.

Precedente - Non è la prima volta che Fabrizio Macchi incappa in guai con l'antidoping. Nel 2012 fu costretto infatti a rinunciare alle Paralimpiadi di Londra a causa di una squalifica comminataglia per via delle sue frequentazioni con il famigerato dottor Ferrari, l'epigono di Conconi che, come il "maestro", sarebbe legato a filo doppio con la pratica del doping. Otto mesi la richiesta, che comportarono la dolorosa rinuncia a Londra, aggravata dalla beffa dell'assoluzione del TNAS arrivata solo ad ottobre, quando ormai il sogno Paralimpico si era infranto sotto i colpi di un clima da maccartismo, dove ogni minimo sospetto di avere a che fare con il mondo oscuro del doping era punibile con la squalifica. Perchè quelle frequentazioni, che pure c'erano state, erano avventue nel 2007 (quando cioè Fabrizio ancora non era un tesserato della Federciclismo) e alla loro base vi era semplicemente la consulenza che il fenomeno del ciclismo paralimpico aveva dato alla figlia del dottore, ai tempi impegnata a realizzare una tesi sui disabili nello sport. I giudici dell'udienza accettarono la tesi della difesa, giustizia fu fatta ma troppo tardi.
Ora questa nuova disavventura, ancora ombre su Fabrizio e sul ciclismo, che a quanto pare si pone come perfetto parafulmine per chiunque voglia parlare di sport inquinato. Non resta che attendere i risultati delle controanalisi per capire se Fabrizio sia colpevole oppure innocente.