La Zarina saluta tutti e si ritira dalle scene. Lo farà a Mosca, nella sua Russia, dopo il Mondiale. A trentun anni è tempo di appendere l'asta al chiodo e dedicarsi ad altri progetti, a una vita fuori da quella pedana che le regalato vittorie e gloria e l'hanno resa un'icona mondiale dello sport e non solo. E per la sua uscita di scena medita il colpo grosso, magari riprendersi riprendersi quell'oro che a Daegu si era volatilizzato quasi subito così come a Berlino due anni prima a Berlino. Sarebbe il modo migliore per concludere una carriera straordinaria, fatta di due ori e un bronzo olimpici, due titoli mondiali e un Europeo solo per citare quelli più importanti. Il tutto conditi da un numero incredibile di primati del mondo, fra cui quello outdoor da lei tutt'ora detenuto saltando la pazzesca misura di 5,06 metri. L'ufficialità del ritiro è arrivata oggi: "Chiuderò la mia carriera ai Mondiali di Mosca. Sarà un momento di nostalgia. Voglio chiudere la carriera in modo felice, mostrando il meglio di me stessa. E' proprio allo stadio Luzhniki che ho vinto il primo titolo ed è giusto che la mia carriera si chiuda ora in questo posto". La stessa siberiana, che a Mosca se la vedrà con la rivale Suhr e con altre pericolose atlete in una competizione che, proprio grazie al suo impulso ha raggiunto ormai livelli altissimi, ha dichiarato di essere in buone condizioni di forma fiisca e che l'infortunio alla gamba sembra ormai acqua passata: "La gamba infortunata non dà più problemi. Posso saltare quasi al 100% delle mie capacità ed i medici mi hanno assicurato che sarò in perfetta forma ai Mondiali".

Icona - Yelena comincia a farsi largo nell'atletica delle grandi nel 2003, quando allora ventunenne strabiliò il mondo con un salto a 4,82 fatto registrare durante il meeting di Gateshead. Era il nuovo record del Mondo, un salto che la rese fra le favorite dei Mondiali di Parigi, che si sarebbero disputati proprio quell'anno. Vinse la Feofanova, e da quel momento iniziò un dualismo fra le due russe, che furono l'una la rivale dell'altra. Ad Atene fu Yelena a spuntarla e mise in cascina il primo dei suoi due titoli Olimpici; avrebbe fatto bis quattro anni dopo a Pechino, con la ciliegina del record del mondo e di tutto il Bird's Nest ai suoi piedi. In mezzo un titolo del Mondo (2007). Tante vittorie e tanti record, ma anche tante delusioni, cocneti, dure: come ai Mondiali di Berlino (2009) o a quelli di Daegu, con due uscite premautre che han deviato su altre rotte la medaglia d'oro e molte certezze di una campionessa all'improvviso trovatasi a tu per tu con le proprie incertezze e fragilità: nel 2010 annuncia un primo ritiro, un dassvidania più che un addio vero e proprio, una pasua sabbatica necessaria per ricaricare le pile e tronare più forte di prima. Nel 2011 ritorna alle gare, nel 2012 torna a vincere: fa suo il Mondiale indoor, prima di prendersi un bronzo olimpico a Londra, battuta dalla sua arci-rivale Stuczcinski, nel frattempo diventata Suhr, e dalla cubana Yardeley Silva. Sono loro il dopo Isinbayeva.
Campionessa vera, Yelena. E in questo suo percorso, deve molto anche all'Italia e al  periodo di allenamento nel centro Federale di Formia, dove si è distinta anche per simpatia e umiltà. E campionessa anche di fascino: bellezza magnetica, due occhi che catturano e ammaliano. Una così non poteva non diventare un'icona. Siamo sicuri che continuerà ad esserlo ancora, anche se non la vedremo più in pedana a cercare di toccare il cielo scavalcando un'asticella situata a oltre cinque metri d'altezza. Mancherà Yelena, mancherà quel s parlottare con la sua asta prima di ogni salto, come una sorta di patto segreto fra i due per raggiungere le vette della gloria. Non ha mai voluto svelare cosa dicesse in quei frangenti, chissà se ora sciolgierà il mistero. Forse lo farà, ma prima c'è ancora un altro patto da fare, un'altra medaglia da conquistare. Dopodichè ci sarà un futuro tutto nuovo, senza  allenamenti e senza gare, ma magari con quel figlio che tanto desidera.

Sia quel che sia il suo futuro, non resta che augurarle il top e soprattutto ringraziarla per le emozioni che ha regalato sui campi di gara di tutto il mondo: balscioe spassiba Yelena!