Il Tour è di Froome, il futuro di Quintana. Il leader del Team Sky conferma la sua leadership, ma cede nel finale, punito dall'allungo di Nairo, scalatore puro, talento cristallino. Con loro Joachim Rodriguez, che chiude alla grande una Grand Boucle cominciata malissimo. Purito spodesta il pistolero stanco e domani salirà sul podio di Parigi. Già Alberto Contador. É lui il battuto. Ma era nell'aria. Non han girato come al solito le gambe dello spagnolo. In difficoltà spesso. Mai all'altezza in salita. Ci ha provato con il cuore e con la classe. Ci ha provato col ciclismo dell'immaginazione. Col colpo di genio. Col ventaglio imprevedibile. É rimasto vivo e ha tenuto viva anche la corsa, ma oggi anche lui ha dovuto fare i conti con la stanchezza. Quest'anno non era il più forte. Applausi quindi ai tre tenori di questo splendido Tour e applausi anche ai gregari di lusso, Porte e Kreuziger. Sublimi esempi dell'importanza del gregariato nel ciclismo. Chapeau.
Fuori i secondi. Chris Froome il padrone, veste il giallo, col piglio e lo sguardo di chi sa di aver in mano il Tour già da tempo. Da quando con quel vorticoso mulinare di pedali domò il Ventoux, il terribile monte pelato, schiantando la resistenza di Contador. Un sol brivido, sulla temibile Alpe d'Huez, una crisi di fame, che coglie anche i più inattaccabili. E allora duello per il podio. Non ieri con le grandi montagne in avvio, con cinque colli. Oggi. Con l'arrivo a Annecy Semnoz. A 1655, dopo quasi 11 km di salita, con pendenza media all'8,5 %. Dopo aver scalato Cote Puget, Col de Leschaux, Cote d'Aillon le Vieux, Col de Prés e Mont Revard. Tappa corta, 125 km, ma terribilmente mossa. L'ultimo appello alpino. La sfida a tre Quintana, Contador, Purito Rodriguez.
Tappa caratterizzata, come di consueto, da una lunga fuga. Protagonisti importanti. Il campione del mondo Gilbert, finalmente in evidenza, Riblon, l'eroe dell'Alpe d'Huez, Van Garderen, il battuto di quella memorabile tappa, con loro Anton e Rolland, il leader della Europcar alla ricerca dei punti decisivi per chiudere il discorso maglia a pois. Poi l'eterno Voigt. 42 anni di gregariato nobile. Una macchina. Un treno in pianura, un guerriero in salita. É proprio lui, insieme ad Anton che prova a ricucire il buco, creato dal corridore della Radio Shack, ad animare la gara. Il resto dei fuggitivi naviga più indietro. Fino a sfaldarsi ai piedi dell'ultima salita, quando si comincia a far sul serio.
Nel gruppo dei migliori sempre in testa la Movistar, a controllare il vantaggio dei fuggitivi. Chiaro l'intento di lasciare a Quintana e Valverde una chance di strappare il successo di tappa. Poi poco prima dell'ascesa decisiva arriva l'affondo del Team Sky. Tirata di Stannard e in un attimo il plotone, o quel che ne è rimasto, si riporta su quasi tutti i fuoriusciti di giornata. Saranno i big a giocarsi la tappa. Troppo poco un minuto di vantaggio per Voigt. I grandi della montagna vogliono giocarsi l'ultima partita. Rui Costa scandisce il passo e ben presto termina la fuga dell'attivissimo Jens.
Ai meno 9 arriva l'accelerazione di Valverde, Kreuziger perde qualche metro, restano solo i migliori. Porte si mette al comando, scortando davanti Froome. Poco dopo il momento decisivo. Allunga Rodriguez, risponde solo Quintana. Il keniano bianco osserva un attimo, scruta il fidato Richie, poi con due impressionanti pedalate riacciuffa i due al comando, passando via come in motocicletta. La risposta del capo. Si accodano i due scalatori e si forma il terzetto di testa. Contador perde velocemente contatto, prova a difendersi, sfruttando la ruota del rientrante Kreuziger, ma via via il distacco cresce. E il podio sfuma. La terra è arida, la salita appare più ripida per le stanche gambe del pistolero. Neanche un genio della bicicletta può far nulla. Neanche Alberto ha la risposta. A poco più di 3 km dal traguardo il suo ritardo è di un minuto e mezzo. Davanti Froome forza a un km dal traguardo, ma ancora una volta a sorprendere è Quintana, che torna sotto e poi parte. Non replica nessuno. É il colombiano della Movistar a tagliare il traguardo a braccia alzate. Lo sguardo di ghiaccio, impenetrabile, di Nairo a domare l'ultimo arrivo in quota. Per lui anche la maglia di miglior scalatore. Beffato il fuggitivo Rolland.