Qualche giorno fa, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, De Sisti aveva paragonato la Fiorentina odierna alla sua Fiorentina ye-ye. Lui, che di quella creatura di 50 anni fa ne era il regista, capace di lanciare Chiarugi e Amarildo nelle loro scorribande offensive. Intanto mia nonna mi chiedeva come valutavo la partita contro il Chievo Verona perchè "anche la Juventus ha durato fatica con loro, non è mica detto che si vinca".

Ed invece s'è vinto ed anche agevolmente. Una vittoria che ha il volto dei giovani Milenkovic, Benassi, Chiesa, Simeone e dei nuovi Lafont, Gerson ed Edmilson Fernandes. Un mix multietnico e di talento unito da una carta d'identità verde che fa ben sperare per il proseguo del campionato, soprattutto dopo una partenza del genere. Perchè se è vero che la prima (seconda) giornata non è affidabile e che "le pecore si contano a giugno" è vero anche che 6 reti in Serie A sono pur sempre un bottino considerevole che non si vede tutti i giorni, più precisamente dal 1996.

Milenkovic ha aperto le danze dopo pochi minuti con un siluro che si è infilato al sette ed ha offerto un'ottima prova anche da terzino, al contrario di Vitor Hugo che è sembrato incerto contro un avversario non irresistibile. Poi dopo una ventina di minuti a ritmi lenti e una bella occasione fallita da Stepinski, sul finire della prima frazione è arrivata la rete del 2-0 di Gerson a chiusura di un batti e ribatti davanti alla porta clivense. Nella seconda frazione c'è stata ancora meno storia che nei primi quarantacinque minuti con la doppietta di Benassi e le reti di Chiesa e Simeone. Nel mezzo la rete della bandiera della squadra di D'Anna realizzata dall'ex Tomovic condita dalla dedica al suo ex compagno di squadra e capitano Davide Astori. Infine da segnalare il buon esordio dei nuovi arrivi Pjaca e Norgaard nel corso della ripresa.

Dunque, un Chievo troppo brutto per essere vero, lontano parente di quello che all'esordio fece soffrire la Juventus ed una Fiorentina troppo bella per essere vera? Chissà. Lo sapremo soltanto nelle prossime giornate e, magari, verso la decima potremmo fare un primo bilancio per vedere quanto la creatura di Pioli, stretto in un gileino discutibile, sia ye-ye perchè, ed è bene non dimenticarselo, quella di De Sisti e Chiarugi vinse lo scudetto mentre questa punta a traguardi molto più modesti.