La sensazione immediata di ogni spettatore, alla vista dell'eliminazione della Roma in favore del Liverpool nel ritorno delle semifinali di Champions League, è stata la stessa. Quella a metà fra l'idea che i giallorossi abbiano fatto il proprio massimo, scontrandosi contro qualche episodio storto, ed al contempo avessero nelle loro corde la possibilità di commettere qualche errore in meno, ben condensata nello splendido applauso del pubblico presente all'Olimpico - il vero vincitore di serata, finalmente sold-out - al triplice fischio. La realtà a mente fredda è che entrambe le affermazioni sono parzialmente vere, specie allargando il giudizio all'intero cammino europeo della squadra in stagione, di per sè straordinario aldilà dell'eliminazione.
Il giorno dopo il 3-0 col Barcellona avevamo parlato qui di vittoria totale nel segno di Di Francesco. La difesa a tre (tatticamente parlando), la forza mentale di crederci (psicologicamente parlando), l'abilità nel cogliere dai singoli la giocata giusta al momento giusto (tecnicamente parlando). Tre esempi di ciò che aveva permesso alla Lupa di staccare il pass alle semifinali e che poi, nel corso di queste, le si è ritorto contro nella maniera peggiore possibile contro un avversario forte tanto quanto instabile, cosa che i blaugrana invece non erano e non sono, tutt'oggi, aldilà dei loro limiti. Forse per questo la possibilità di una seconda impresa era latente in tutti gli appassionati, perchè i Reds sono una squadra con difetti evidenti. Ed in effetti, tutto sommato l'eliminazione è arrivata con un solo gol di differenza; pochissimo, considerando che ad un certo punto dell'andata il parziale era di 5-0 per gli inglesi.
L'andata, appunto. La maggior parte delle proprie chance vere e proprie di passaggio del turno i capitolini le hanno lasciate proprio ad Anfield, dove i loro ideali si sono scontrati con la formazione sbagliata di Di Francesco, portando ad un disastro. Il primo rammarico dei tifosi romanisti è prima di tutto tattico, perchè la scelta del trio con Fazio, Manolas e Juan Jesus è stata errata ed ha regalato un discreto margine ai padroni di casa. Il resto lo hanno fatto i giocatori, arrivando al secondo dei tre punti sopra menzionati, abbandonando la partita per una mezz'ora e concedendosi alla furia degli Scousers. Se in terra britannica la partita fosse finita 7-0, tutto sommato ci sarebbe stato davvero poco da recriminare per gli ospiti. Ed invece gli aggiustamenti attuati a match in corso hanno pagato immediatamente, ed il 5-2 finale di quella partita si poteva considerare una specie di affare guardandola dal lato degli italiani, visto come si erano evolute le cose e che le speranze erano poche, ma perlomeno c'erano.
È arrivato quindi il ritorno. Ieri sera la Roma ha proposto lo schieramento tattico giusto, limitando stavolta bene gli avversari, aldilà di qualche uno-contro-uno perso che a questi livelli può sempre succedere, ed in fase di possesso ha creato principalmente grazie alla catena di sinistra, spinta da un El Shaarawy piuttosto in palla ed un Kolarov sempre pulito ed efficace, oltre che al solito apporto monumentale di Edin Dzeko. Poi però si è fatta male da sola. L'errore di Nainggolan su un tocco orizzontale per l'iniziale vantaggio di Mané, il rimedio della fortuna con l'autogol di Milner ed un'altra distrazione generale, nella mischia che ha generato il parziale 1-2. Due gol regalati e, dopo il secondo, la dea bendata non ha aiutato più i romani: anzi ha finito per remargli contro, specie in occasione della "parata" firmata Alexander-Arnold non ravvisata dall'arbitro (considerabile l'unico vero episodio decisivo ai fini della qualificazione, visto che oltre al rigore contro sarebbe dovuto arrivare anche il rosso per il classe 1998).
Non è bastato poi nemmeno il secondo tempo migliore della stagione, combinato alle sfortune, per colmare lo svantaggio. Nel complesso, i meriti più grandi del Liverpool di ieri sera stanno quasi tutti nel cinismo mostrato nel concretizzare quanto regalato dai giocatori locali. La Roma sfiora quindi soltanto il sogno della finale di Kiev, con pure la beffa di essersi avvicinata di molto alla seconda rimonta consecutiva, con due gol in pochi minuti fra l'86esimo ed il recupero, siglati proprio da quel Nainggolan che aveva commesso l'errore alla base della serata negativa di ieri. Dopo le due marcature il belga quasi non ha esultato, probabilmente con ancora quel passaggio sbagliato del nono di gioco sulla coscienza. Sarebbe indecente, dopo il suo ultimo anno e mezzo da alieno, "prendersela" con il Ninja per quanto avvenuto. Ma ciò non limita il rammarico dei giallorossi, stavolta grandi solo a metà.