Un periodo così nero non s'è mai visto, in casa Udinese. Dopo una discreta ripresa sotto la gestione-Oddo, infatti, i friulani hanno imboccato un lunghissimo tunnel senza uscita, inanellando addirittura dieci sconfitte consecutive. Undici, se si considera anche quella contro il Domzale nell'amichevole del ventitre marzo scorso. Una situazione inaccettabile, che ha fatto infuriare i tifosi e ha richiesto una decisa risposta da parte della società. Intervistato oggi da La Gazzetta dello Sport, è stato Gino Pozzo a dire la sua in una specie di lettera aperta alla società: "Io e la mia famiglia non abbiamo mai pensato di andare via dall’Udinese - si legge sulle pagine del quotidiano milanese - non esiste la possibilità di mollare. Siamo dispiaciuti e mi fa soffrire non vedere la squadra vincere. Il 6 gennaio parlavamo di Europa, adesso lottiamo per salvarci. Tutto con la stessa squadra".
Continua, Pozzo: "La mia non presenza non può essere una sorpresa. E’ così da 25 anni. Non è accettabile dire che la proprietà non ha un progetto. Siamo qui da più di 30 anni e questo club è stato il sogno della nostra vita. Non siamo di passaggio. Anche se sto a Londra e faccio più di 300 ore di aereo l’anno la passione è intatta. I risultati non soddisfacenti non possono essere legati a questo. In società lavorano 45 persone e c’è mio padre, figura di raccordo e di garanzia. Siamo una famiglia che collabora. Io sono riservato, non ho profili social, non cerco il consenso. Ho preferito valorizzare il lavoro dei collaboratori che ci hanno portato grandi calciatori e successi".
Inevitabile, poi, una parentesi sugli obiettivi stagionali: "L’obiettivo è la permanenza in A. Siamo tifosi e ci fa strano che questa squadra sia passata dal settimo posto a questa situazione. Il tifoso vero capisce, poi quando le cose vanno male cori e striscioni appaiono. La rosa? Non è povera di talento. Abbiamo patito l’infortunio di Lasagna, sono state sottovalutate delle criticità, c’è stato rilassamento. Non c’è un unico colpevole, ma non c’è nessun innocente".
Tra i colpevoli, dunque, si comprende anche il tecnico Massimo Oddo, spesso considerato a rischio a causa delle varie sconfitte consecutive: "Questo non è un albergo dove si va e si viene. Tutto viene condiviso. Ora ci siamo noi e c’è solo domenica. Non c’è una partita dopo questa. Il filotto di dieci sconfitte è finito. E basta. L’ho detto a muso duro in spogliatoio. Siamo sulla barca e dalla barca non scende nessuno" conclude Gino Pozzo.