Patrick Cutrone è il volto più giovane, sfrontato e affamato del Milan di Gattuso che sogna una clamorosa rimonta Champions in campionato. L'attaccante si è preso di forza il posto da titolare, mettendosi alle spalle Andrè Silva e Kalinic con gol e prestazioni importanti. Con il Milan è stato raggiunto l'accordo per il prolungamento e adeguamento del suo contratto, ma parlando a La Stampa, Cutrone ammette di essere stato cercato da altre squadre.
Così l'attaccante sull'argomento: "Offerte ne ho avute, ma sono cose tra il mio procuratore e il club. Io ho solo pensato a migliorarmi, per mettere in difficoltà il mio allenatore. Come ho convinto Montella e Gattuso? Con il lavoro. Non mi accontento mai." Serve pensare alla Juventus allora: "Domani sera metterò per la prima volta piede nello Stadium. S. Siro, però, è un’altra cosa... Il Milan ha sempre perso allo Stadium? Lo so. Ma noi ora siamo squadra vera e non abbiamo paura. Sarà difficile battere la Juve, ma non si sa mai. Vogliamo vincere, magari ci capiteranno poche occasioni e stiamo lavorando per riuscire a sfruttarle".
Questo Milan sogna la Champions League e Cutrone non si nasconde: "È il nostro obiettivo, ci crediamo. Sappiamo di giocarci moltissimo tra Juve e derby. E se poi andiamo in Champions, mi raso i capelli Il gol all’Inter in Coppa Italia? È stata la vittoria che ci ha fatto svoltare. Prima di quel gol che avevo sognato proprio così, mi ricordo bene il Natale passato dopo aver perso con Verona e Atalanta. Eravamo tutti molto tristi, io stavo male". Si parla anche di Gattuso: "Ci sta aiutando tanto. Fin dal primo giorno, quando si è presentato dicendoci che era ora di tirare fuori gli attributi".
Ultimo passaggio sugli inizi al Milan e sull'importanza della famiglia: "Sono al Milan da quando avevo 8 anni e Luigi Rampoldi, l'osservatore che mi portò qui, mi disse: ‘Sgobba, diventerai qualcuno’. Ho fatto tanti sacrifici. Papà Pasquale, mamma Eleonora e io: anni di pulmino dopo la scuola, un panino e via ad allenarmi. Fermandomi spesso più degli altri, rincasando alle otto di sera. Mio papà? Lui è un riferimento. Il 63 della mia maglia è il suo anno di nascita. Con mamma, mi hanno sempre dato tutto. Tarantolato? C’entra ancora mio padre. Dopo una delle mie prime partite mi disse: ‘Bravo, ma c’è qualcosa che ti manca. Devi essere più grintoso’. Mi sono applicato e adesso credo che, gol a parte, i tifosi apprezzino la mia voglia di combattere".