L'Arsenal Football Club rispedisce sulla terra l'Associazione Calcio Milan. Gli uomini di Arsène Wenger sciorinano una prestazione impressionante e, al termine di una partita senza storia, sgretolano le certezze degli uomini di Gennaro Gattuso. Pronostico della vigilia ampiamente rispettato e qualificazione, a questo punto, difficilissima.
DUE CATEGORIE DIFFERENTI
L'epilogo è quello di quando (quasi sempre) si affrontano una squadra inglese ed una italiana. L'Arsenal si dimostra superiore in tutto e per tutto al Milan. Tecnicamente, tatticamente, a livello di intensità e nell'abilità di fraseggio e palleggio. Una partita che forse non aveva neppure motivo di essere giocata, un destino a cui il Milan poteva opporsi solo sfoderando le sue due armi migliori. Ovvero, quelle che hanno caratterizzato la risalita in classifica negli ultimi due mesi, e che gli hanno permesso di avere ragione di compagini nettamente superiori come Lazio e Roma: corsa e agonismo. Peccato che queste siano peculiarità che non possano tornare utili contro una squadra inglese. In quanto, da sempre, esse sono abituati ai ritmi sfrenati e forsennati della Premier League. Uno scontro impari, una sorta di "Gash vs Zeon" (un moderno "Davide contro Golia"), da cui i meneghini avevano ben poche possibilità di uscire vincitori. Il dato più preoccupante, però, riguarda la sterilità offensiva. Non essere riusciti a impensierire il portiere di una delle difese più fallace d'Oltremanica è un campanello d'allarme importante e che non va trascurato.
PECCATO DI GIOVENTU'
Dando una rapida occhiata all'undici schierato da Gattuso, salta subito all'occhio un particolare. Soltanto Leonardo Bonucci, Ricardo Rodriguz e Lucas Biglia erano giocatori abituati a giocare questo tipo di partite. Gianluigi Donnarumma (19), Davide Calabria (21), Franck Kessiè (22) e Patrick Cutrone (20). Esordienti assoluti in questo genere di competizioni, giocatori che mai avevano sfidato avversari di questa caratura. Difficile pensare che dei ragazzi così giovani, sebbene talentuosi, potessero mettere in difficoltà giocatori del calibro di Mesut Özil, Henrikh Hamleti Mkhitaryan, Laurent Koscielny e Aaron Ramsey. Elementi superiori non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sotto quello del carisma e dell'esperienza. Difficile rimproverare qualcosa al Milan di Gattuso; a cui, francamente, sotto il punto di vista dell'impegno e della generosità non gli si può dire nulla. Forse ci si aspettava troppo da una squadra giovane e ad inizio ciclo. Ci vorrà pazienza: non si può pretendere che dei giovani di belle speranze possano tenere testa ad una corazzata europea come l'Arsenal.
IL BANDOLO DELLA MATASSA
La partita di ieri sera ha portato alla luce ciò che l'encomiabile lavoro di Gattuso aveva celato fino a quel momento. Due mesi di prestazioni di buon livello, unite ad una buona dose di fortuna e condite da qualche risultato inaspettato e di prestigio, hanno discostato la mente di tutti dalla realtà. Il Milan attuale è una squadra da 5-6 posto e non una compagine in grado di dare del filo da torciere all'Arsenal. Una buona squadra, ma con dei limiti strutturali evidenti. Una squadra all'inizio di un ciclo, che ha del materiale molto buono su cui si può lavorare, ma nulla più di questo. Contro certi avversari non ti puoi aggrappare a Suso e Hakan Cahlanoglu, pretendendo che ti facciano la differenza a certi livelli. E' bene che il Milan si faccia un bagno d'umiltà e torni a pedalare a testa bassa, senza pensare che le cifre spese nel mercato estivo incidano sulle prestazioni. Poichè, in campo ci scendono i giocatori e non gli assegni. In questo senso, non si può pensare che due mesi bastino a rivalutare una campagna acquisti fallimentare. Una campagna acquisti in cui sono state spese cifre a tre zeri, con l'unico risultato di essere una squadra la cui massima ambizione è terminare il campionato nella stessa posizione di quello precedente. Tutto questo, però, con 250 milioni (in fumo) in più.