La Juventus più vecchia della stagione, causa alta età media dell'undici titolare, accede alla sua quarta finale consecutiva di Coppa Italia regolando l'Atalanta con lo stesso risultato del match d'andata. Ci pensa Pjanic a siglare l'uno a zero dagli undici metri che mette la parola fine alle speranze atalantine di una finale cercata ma non sufficientemente voluta. Il muro bianconero non ha battuto ciglio e gli orobici hanno mostrato moltissime difficoltà nel tirare in porta. Pochissime infatti le chance concesse alla Dea, mai pericolosa seppur in pieno controllo della palla.

Solamente un tentato suicidio, stile Juventus-Roma, di Benatia ha rischiato di compromettere una partita difensivamente inattaccabile. Gomez da lontano tenta di beffare Buffon che prova un'uscita inspiegabile. Il nuovo pallone, sempre più leggero, ha beneficiato di un cambio di direzione che gli ha permesso di schiantarsi sul palo. Sembrava dentro ma così non è stato. Un sospiro di sollievo per i bianconeri, l'opposto per gli atalantini. Il bello del calcio. Poi ci pensa Douglas Costa a ristabilire la parità anche sul conto dei pali. Quando il brasiliano si accende, non ce n'è per nessuno e ieri è stata l'ennesima dimostrazione. La Juventus ha trovato un altro top player. Un tiro alla Del Piero che però si abbassa troppo tardi e si stampa sul montante.

Una partita da pareggio, sostanzialmente. La Juventus l'ha interpretata nel migliore dei modi, abbracciando l'equilibrio sebbene un baricentro spostato un po' troppo nella propria metà campo. L'Atalanta faceva girare palla come solo lei sa fare ma il posizionamento dei bianconeri era pressoché perfetto. E così, senza troppi patemi, si tentava qualche contropiede con i nerazzurri bergamaschi riversati in attacco. Dopo nemmeno trenta minuti sembrava di vedere una partita giunta al settantesimo: squadre spezzate e contropiedi a profusione. Quella parte di match dove si tenta il tutto per tutto, in altre parole. L'Atalanta ci ha provato in tutti i modi ma è difficile scardinare la miglior difesa della Serie A, anche con un attacco fantasioso e privo di punti di riferimento.

L'ingresso di Cornelius al posto di Ilicic non ha dato i frutti sperati, se non quello di agevolare la difesa bianconera. Complice anche il gol spezzagambe di Pjanic, da lì in poi la partita ha preso una piega ben delineata, in favore di una storica quarta finale consecutiva. La fantasia dello slovacco, insieme a quella di Gomez, aveva dato non pochi grattacapi ai bianconeri, seppur mai realmente in pensiero. Tuttavia, la verve dei due era palese grazie al loro rinomato palleggio a terra ed alla loro capacità di dribbling. Tante buone intenzioni che non hanno trovato un riscontro concreto, a differenza degli strappi di Douglas Costa, capace di dare più che qualche pensiero alla retroguardia atalantina. Prima scalda i guanti di Berisha, poi si inventa un lancio di spalla che dà il via all'azione chiave per la Juventus. Un giocatore quasi imprescindibile ad ora, magari poco prolifico rispetto ai compagni di reparto ma comunque in grado di spostare ogni tipo di equilibrio. E di far segnare, soprattutto.