Due gol avanti dopo nove minuti, un inizio da sogno per ogni tifoso di qualsiasi squadra. Due gol pari alla fine dei novanta minuti, dopo ottanta minuti di sofferenza, ripartenze fallite e occasioni mancate. Queste sono le due partite giocate ieri sera dalla Juventus contro il Tottenham negli ottavi di UEFA Champions League e tutto si potrebbe ricondurre alla volontà di riproporre uno schieramento abbandonato nei primi mesi della stagione, il 4-2-3-1.
Badate bene, non è questione di numeri, ma di uomini e di interpretazione della partita. Prima di addentrarci nella prestazione dei singoli bisogna, però, parlare della scelta rischiosa effettuata da Allegri, ovvero l'azzardo di schierare tutti insieme dal primo minuto tutti e quattro i giocatori offensivi a disposizione. Probabilmente l'idea del tecnico livornese si può riassumere in un "metto dentro gli undici più forti che ho a disposizione", sacrificando però un equilibrio costruito con fatica negli ultimi due mesi. Che l'equilibrio sia una cosa fondamentale lo ha sempre ribadito Allegri, anche quest'anno in conferenza stampa ha messo l'accento su questo aspetto e tutto questo rende ancora più misteriosa la scelta di fare un passo indietro, tornare alla mediana a due con un Khedira che aveva già ampiamente dimostrato di non poter reggere l'urto e con un Douglas Costa messo in mezzo al campo e parzialmente depotenziato, tanto che le occasioni più pericolose dopo il 2-0 sono sì nate dai piedi dal brasiliano, ma quando prendeva palla sulla sinistra, non in mezzo al campo.
Il fulcro della partita, come detto, è pero il centrocampo. Pjanic e Khedira sono stati in balia della mediana inglese. Dembele, maestoso ieri sera all'Allianz, e Eriksen hanno fatto ciò che hanno voluto tra le linee bianconere mettendo in risalto negativo la prestazione del tedesco: sempre fuori dal gioco, assente nelle ripartenze, nullo in fase di copertura e impreciso nei pochi passaggi effettuati, sette in oltre sessanta minuti di gioco. Il tedesco è stato l'uomo chiave in negativo della partita, la sua assenza ha mandato in sofferenza anche Pjanic, l'unico ad abbassarsi e a provare a costruire non trovando però appoggio davanti a sé, lì dove doveva stazionare l'ex Real Madrid per legare la mediana e l'attacco. Sul banco degli imputati, però, ci vanno anche Costa e Mandzukic. Il brasiliano, tanto bravo nelle ripartenze solitarie, quanto inesistente nella fase di copertura. Il suo pressing è sistematicamente saltato dai giocatori Spurs e addirittura sparisce con il prosieguo della partita lasciando campo ad Eriksen ed Alli. Sulla sinistra il croato non è quello visto lo scorso anno e anche questo lo si sapeva da inizio stagione. Per quanto possa essere tatticamente utile averlo in fascia in fase d'attacco, ieri è sembrato essere più un peso, soprattutto nella seconda frazione di gioco. Il 4-2-3-1 della Juventus di Max Allegri funziona adeguatamente solo se i due mediani, il trequartista e Mandzukic sono atleticamente e mentalmente pronti a sacrificarsi ed è evidente che in questo momento non è così. L'assenza di Blaise Matuidi pesa come un macigno e l'autogol di riproporre la mediana a due completa il resto dell'opera. L'azzardo di allegriano non ha pagato, chissà che non ne faccia tesoro per il ritorno a Wembley dove la Juventus dovrà, per forza di cose, vincere.