La Roma non gira più. E' uno dei verdetti che arrivano da quella gara attesa da inizio settembre, un asterisco che per settimane, mesi, ha tenuto in piedi gran parte delle speranze giallorosse di rientrare per la lotta ai vertici di questa serie A, e che ora, invece, passa come gara qualunque, altro pareggio in una serata di sofferenza, come abitudine ormai in questi due mesi romanisti.
Una gara di poca spinta, poca personalità, ma soprattutto l'ennesima senza convinzione in avanti. Poche, semplici, sono le indicazioni "nuove" che riceve il gruppo dopo la fresca ma non freddissima serata genovese. Si è rivisto il meccanismo forzato delle ultime 10 gare: la Roma ha una buona capacità di pressare ma spesso non recupera palla; quando la tiene, il possesso dura poco o è sterile; in attacco non ci sono i movimenti giusti e gli uomini sono sempre incastrati tra le maglie difensive. Per la Samp, tutto relativamente semplice: è bastato chiudere le linee e guardare ai prevedibili movimenti degli avanti romanisti. Nemmeno l'avanzamento di Nainggolan, dunque, sembra dare frutti; nemmeno la spinta ormai oltre ogni limite di Florenzi e Kolarov (che fanno il doppio lavoro e per questo spesso difendono con poca attenzione) sembra essere più motore per il gioco.
Partita dunque a velocità alternate: se la Roma ha provato, va detto, per larga parte di gara, a tenere i giri motore tutto sommato alti, sempre tenendo presente quanto appena detto, la Samp ha avuto però la costante possibilità concessagli dai giallorossi di assopire il fluire del match, procedendo a folate e di ripartenza. Questo è stato il secondo tempo, soprattutto, col primo invece condizionato ancora dal segno 0 sui gol per entrambe. Segno che si è sbloccato per volere tutto ancora da spiegare di Orsato, uno dei reali protagonisti in negativo della serata ligure, che proprio allo scoccare della prima frazione ha assegnato un rigore difficile da comprendere, non per la scorrettezza in sé (mani di Kolarov), ma per la prima fase dell'azione. Un VAR evidentemente ancora usato male e ancora a sfavore della Roma, per un altro capitolo della saga che sta creando numerose polemiche attorno al pur utile strumento tecnologico. Dal rigore dell'eterno Quagliarella la gara ha assunto una faccia di pura e fervida sofferenza per la Roma, che ha avuto quanto meno l'ardire di tentare il pari, che dopo le ennesime sfortune sotto porta, che non devono fungere da alibi ma che sono un vero macigno stagionale, ha trovato il pari, a biglietto aereo già pronto, del suo ex Bomber Dzeko, che- Monchi docet- per ora è romano e romanista, ma si sa, nel mercato di gennaio, si sta "come d'autunno sugli alberi le foglie" che un'ora sono attaccate, l'ora dopo non più.
La Roma non riparte, nella serata di Marassi però ci sono dei dati intricati nelle pieghe della negatività: Alisson è ancora un protagonista assoluto, Antonucci un giovane esplosivo, da far crescere per bene; Schick va semplicemente messo in condizione, perché è un voglioso, ed è la voglia che oggi serve a questa squadra. Una voglia da tre punti.