Domani Gennaro Gattuso compirà quarant'anni, tappa importantissima raggiunta attraversando una lunga carriera da calciatore e vivendone una da allenatore. Dopo i primi anni poco emozionanti, l'ex rossonero è tornato proprio sulla panchina del Milan, chiamato a risollevare le sorti di una rosa attrezzatasi in estate ma profondamente in crisi sotto la prima gestione targata Vincenzo Montella. Intervistato in esclusiva da Milan tv, il mediano calabrese ha toccato numerosi punti, analizzando la sua carriera da calciatore e parlando di quella fa mister.
"Questo è il quinto anno che faccio il mestiere di allenatore - ha detto Ringhio parlando della sua nuova professione - e devo dire che è molto diverso. Ho molte più pressioni, molte più responsabilità. Da giocatore sicuramente mi divertivo molto di più, però non rinnego. Anzi, metto grande passione e voglia in quello che faccio. A 40 anni allenare una squadra come il Milan, è per me motivo di orgoglio. Il modo di comportarmi e di dialogare con le altre persone è rimasto uguale".
Vivere sulla panchina e non più sul rettangolo verde, dice Gattuso, comporta sicuramente maggiori pressioni: "E’ vero che quando non arriva il risultato positivo, sento grandi responsabilità addosso. Nel quotidiano però è cambiato poco. Vedo grande senso di appartenenza quando parlo con i ragazzi che lavorano a Milanello. Sono rimasti in tanti, qualcuno non c’è più. Ho grande rispetto per tutti gli addetti ai lavori. Tante volte l’esperienza la conferisce la credibilità. Quando fai l’allenatore, ci sono tanti componenti da gestire: staff medico, la stampa. Tutto questo non mi pesa, mi sento a mio agio. Il problema è essere credibili in tutto quello che si propone".
Da allenatore del Milan, Gattuso si trova ogni giorno ad allenare un gruppo di uomini, da plasmare secondo le proprie direttive tattiche, un insieme di calciatori vogliosi però di fare bene: "Mi ha sorpreso per la mentalità, per la voglia che mettono durante gli allenamenti. C’è grande apertura. Vedo tanta applicazione. Penso che dobbiamo continuare su questa strada. Credo in questo gruppo perché ci sono regole precise. Se si riesce a mettere i puntini sulle i è difficile poter sfuggire o trovare alibi nella vita. Questa squadra ha una caratteristica ben precisa: il palleggio. Tanti hanno i piedi buoni. Il problema è che non gioca molto da squadra. Vedo altrove tantissimi campioni che vanno a rincorrere fino alla difesa della squadra avversaria, qua devono fare uguale".
Dopo la vittoria contro il Crotone, il Milan si ritrova ad osservare almeno una settimana di riposo, pausa sportiva che serve a ricaricare le pile e le energie fisiche: "Non fanno male 3-4 giorni di pausa - ha detto Gattuso - abbiamo dato il programma di lavoro a tutti, e il gps. Speriamo ci sia grande professionalità, ma penso proprio di sì. Non credo che qualcuno darà il gps a qualche parente. Penso che non ci possiamo permettere in questo momento una settimana senza fare niente, ma è giusto che ci siano questi regolamenti. Mi sarebbe piaciuto portare tutta la squadra a Dubai, con le famiglie. Poter lavorare tutti i giorni anche solo un’ora, un’ora e mezza e poi lasciarli liberi. Avevano però tutti comprati i biglietti per le loro destinazioni. Sarà per una prossima volta".
In ultimo, un passaggio sui buoni propositi per il 2018: "Lavorare, lavorare. Capire quello che si fa, più in fretta possibile e pensare partita dopo partita. Non siamo nelle condizioni di fare calcoli, dobbiamo pensare partita dopo partita. Proveremo a migliorare la classifica. La priorità è migliorare a livello fisico e mentale. Vedremo poi dove saremo arrivati. Vincere aiuta a giocare meglio, permette di lavorare più sereni. Questa squadra in questi 50 giorni ha lavorato tantissimo. Mancava solo che gli chiedessi di mettere gli scarponi e penso che qualcuno di loro lo avrebbe pure fatto" conclude.
[source photo: pianetamilan.it]