Anche quest'anno, un copione simile e un finale già scritto. Il Natale della Roma è amaro, dopo il ko di ieri sera, l'ennesimo nella serie, con la Juve allo Stadium: 7 partite in A, tutte perse dalla squadra giallorossa, ognuna col suo stile e le sue dinamiche interne. C'è quella meritata, quella immeritata, quella condita da polemiche, quella senza discussione. Tutte, comunque, amare, a partite dall'ultima, quella di ieri sera: l'1-0 targato Benatia, infatti, consegna alla Roma un chiaro verdetto di inferiorità rispetto alla sfidante di Torino: mentalità diverse producono effetti diversi, qualità differenti nei reparti portano a storie diverse, con risultati, però, più o meno ciclici. Tornare da Torino, dunque, con le mani vuote, è un segnale che non deve stupire o deludere più della norma, deve però portare a riflettere, tanto: con sempre meno gol la Roma sta affrontando questo amaro dicembre, condito da vittorie spente e alcune pesanti incertezze.
Sulla gara di ieri: l'analisi si può scindere tra un prima del vantaggio bianconero e un dopo: prima, una gara vivace e un po' di naturale studio per entrambe: la Roma a provare l'aggressione sulle fasce, la Juve per vie centrali. E' il calcio piazzato a deciderla, con la Roma disattenta come col Torino: prendere un gol fotocopia non è mai un buon segno, soprattutto quando si tratta di una rete frutto di più errori: di marcatura, di reazione, di riflessi. Benatia buca la Roma e da lì parte una gara disarmonica, ansiosa, di poca lucidità. Di Francesco prevede la maggior copertura della Juve e invita i suoi a tenere le linee alte, a rischio raddoppio, chiaramente, ma come unica via. La Roma non lo fa bene (infatti, in più in ombra a fine gara saranno Perotti ed El Sharaawy, e quindi anche Dzeko) se non dal 65' in poi, cioè dai veri momenti in cui inizia a rischiare i contropiedi. Quelli sono la cartina tornasole del cambio di passo giallorosso, che infatti porta più volte a pochi passi da Szczesny, miracoloso in due occasioni.
Tutto, fino all'ultimo respiro, resta incredibilmente aperto. Nell'unico vero pasticcio difensivo juventino, quando tutto sembrava finito, l'occasione d'oro: Schick sciupa e gli sfottò del popolo bianconero partono, immancabili, perché la storia, nonostante una prova più intensa del solito della Roma, si ripete ancora: la Juve gode, la Roma si accascia.