Ad agosto nessuno avrebbe pensato alla Roma prima nel suo difficile girone di Champions. La nota forza di Atletico e Chelsea, due squadre rodate, esperte e tecniche, avrebbe dovuto oscurare la Roma, incapace di giocarsela, storicamente, in Champions. Dunque l'Europa League sembrava a tutti la via breve per continuare il percorso nelle Coppe. 

Il lavoro e gli sviluppi non hanno bisogno di racconti, li abbiamo visti un po' tutti: la Roma ha dato un'impronta differente al suo girone da subito, praticamente, con il pari interno - complicato ma importante - con l'Atletico, la vittoria di misura ma fondamentale in terra azera; il pari eccezionale con il Chelsea a Stamford Bridge; e poi la strepitosa, questa sì, vittoria con gli uomini di Conte in casa poche settimane fa. Un percorso in crescendo, arrestato solo dalla sconfitta esterna con l'Atletico, in una gara giocata male per - forse - un accenno di presunzione e per l'inferiorità numerica. Il passaggio a vuoto però (come successo altre volte nella stagione romanista) non ha offuscato le certezze, e questa è una grande caratteristica giallorossa, quest'anno. Non perdere le staffe.

Lo si è visto anche ieri sera, nell'ultima-decisiva gara nel girone. Mentre la Roma doveva vincere e con naturale curiosità guardare alla gara di Londra, il Qarabag, senza alcuna pressione, stava trovando una quadra difensiva per nulla negativa. Ovviamente assolutamente non propositiva, ma la fitta rete di uomini in bianco praticamente stava impedendo il passaggio giallorosso. Questa situazione, scomoda e essenzialmente da nervi tesi, non ha modificato l'aspetto positivo della Roma, che con calma e con virtù ha provato e riprovato a punire con l'assedio: 53' lunghi minuti, e poi il colpo decisivo. Ancora Perotti, con un fil rouge che lo lega da Roma-Genoa a ieri, dall'approdo in Champions al passaggio nel girone.

Da lì la Roma contiene, cerca di tenere la gara su ritmi non troppo bassi per essere colpita in ripartenza, ne troppo alti per farsi imbucare dalla stanchezza. Gestione, qualche sofferenza (evitabile, ma forse derivata proprio dai discorsi tanto affrontati su blasone, storia, mentalità, capacità) e poi una lunga, importante esultanza: la Roma è nell'Olimpo delle 16 europee, e a febbraio ci si presenterà da prima; prima in quel girone, quello impossibile.