Domani sera scenderà in campo con la sua Juventus per sfidare il Barcellona nella quinta giornata del Girone D di Champions League. Un'altra volta i catalani, sette mesi dopo la doppietta nei quarti di finale, le ultime due reti nella massima competizione europea per Paulo Dybala. Dopo un periodo abbastanza negativo il numero dieci della Juventus è tornato a segnare, ma la sua rete non è bastata per evitare la sconfitta di domenica scorsa contro la Sampdoria. Adesso ci sono di nuovo Messi e compagni di fronte per blindare la qualificazione agli ottavi di finale, magari con un'altra prestazione da urlo come quella di aprile.
L'argentino, intanto, si racconta in un'intervista alla rivista France Football partendo dai trofei e dalle incognite sul futuro: "Voglio vincere il più possibile, è l'unica cosa che voglio. Penso al presente, nel calcio di oggi non si sa come sarà il futuro. Contro il Real Madrid abbiamo sbagliato completamente il secondo tempo, io mi sentivo impotente. E' stato strano perché abbiamo preso quattro goal quando in tutta la competizione, fino a quel punto, ne avevamo incassati appena tre". Dagli addii di Dani Alves e Pogba al monumento Buffon, Dybala ne parla cosi: "Dani uno dei migliori mai visti giocare. Ci manca uno che abbia la sua visione di gioco e le sue discese dalla difesa. Anche la partenza di Pogba è stato un duro colpo: oltre all'intesa in campo c'era anche quella fuori, siamo molto amici. Buffon ha 40 anni, ma è come ne avesse 20, è una leggenda e per questo è rispettato da tutti".
Capitolo Pallone D'Oro: "Mi piacerebbe sfidare Neymar come Messi fa con Cristiano Ronaldo, ma il brasiliano è più vicino al premio di me. Io devo lavorare per migliorare e vincere trofei. Una volta davanti ad un falò tra amici abbiamo espresso tutti un desiderio e il mio era proprio quello di vincere il Pallone d’Oro". E su Messi: "Ho sempre ammirato Ronaldinho, anche quando ero più piccolo, ma Leo è come Maradona per quelli della nostra generazione. Per me è un onore giocare insieme a lui in Nazionale. Ci ha trascinati al Mondiale con la tripletta all’Ecuador ed è un leader nato. L'espressione di 'nuovo Messi' per me o per un calciatore non è deleteria, dipende da come uno la prende. Alcuni non la vivono bene, io però sono contento e scendo in campo concentrato per raggiungere i miei obiettivi".