La serata romanista che chiedeva il popolo è arrivata, la goduria presto servita. Una splendida Roma fa suo il derby, il quinto degli ultimi sei in campionato, e si porta nelle vere zone nobili della classifica, con la solita gara da recuperare, lasciando indietro proprio i cugini biancocelesti.
Una Roma maiuscola, dunque, possente e con la solità serenità, affonda una Lazio troppo arrendevole, guardinga, più paurosa di perdere che vogliosa di vincere, ristabilendo le gerarchie capitoline e portando numerosi spunti di interpretazione nella lente di ingrandimento che già può essere tirata fuori a 13 settimane dal via di questa Serie A.
La Roma è concreta: e questo è già stato detto più volte: nei momenti in cui serve spingere, i giallorossi rispondono presente, sapendosi dosare, sapendosi gestire, dando frustate al ritmo che creano scompiglio proprio nei momenti decisivi delle gare. Con la Lazio l'evidenza confermata: nel secondo tempo, la grande capacità di capitalizzare al meglio le occasioni è stata uno dei semi della vittoria giallorossa, anche se una parte di gara, il finale, stava per smentirne radici e fiori.
Folate, dunque, contornate da un più generale dominio mentale e fisico: così la Roma fa suoi i match, così il derby: prima Perotti su rigore (Kolarov imprendibile), poi Nainggolan, migliore in campo, lui che non doveva esserci, sul prato verde dell'Olimpico. E da lì, un contenimento frutto di una superiorità esemplare, tra le incertezze minime (in un derby non bisognerebbe averne) che ancora bisognerà limare. Ma sbaglia chi vede nel derby di ieri solo un quadro di equilibrio guastato da due errori dei singoli biancocelesti, Bastos su tutti.
Roma-Lazio, infatti, è stata ben altro: è stata la presa di consapevolezza, l'ennesima, di un organico prezioso, forgiato senza megalomanie e presuzioni, da un preciso e abile fabbro, Di Francesco, che ha instillato nei suoi una caratura da fenomeni senza superbia, da gruppo senza singolo esaltato, da squadra. Che lotta e segna, che segue e spinge. E che nella capitale ora è regina.