Le immagini dello scorso lunedì ce le ricorderemo per molto tempo, forse per sempre. Il primo a metterci la faccia, seppur bagnata dalle lacrime e cosparsa di delusione, il primo a chiedere scusa e prendersi le responsabilità di un fallimento totale. Lo abbiamo lasciato così Gigi Buffon e lui ha lasciato la maglia della Nazionale, dopo vent'anni, con l'epilogo più brutto che si potesse immaginare: la mancata qualificazione al Mondiale dopo sessant'anni dall'ultima volta. Ha appeso i guanti azzurri al chiodo, adesso non resta che indossare quelli bianconeri con due record ancora da infrangere prima di lasciare definitivamente il calcio giocato, a meno di clamorosi colpi di scena.
Dopo la sciagurata notte di Milano, che si porterà dentro per tutta la vita, il rimedio migliore è il campo per cercare di metabolizzare una ferita che non si rimarginerà mai. Domenica riparte il campionato e Gigi sarà in porta in quel di Genova contro la Sampdoria. E' da lì che ripartirà la caccia verso due traguardi importanti come il record di presenze in A e il settimo scudetto di fila, con il sogno della Champions League. Per quanto riguarda il primo record, quello individuale, in testa c'è Paolo Maldini con 647 e per superarlo Gigi dovrà giocare 21 partite sulle 26 rimanenti. E poi c'è quello di squadra, quel settimo scudetto consecutivo che sarebbe il nono della carriera di Buffon, altro primato di una carriera straordinaria.
Probabilità, certo, come quella Champions League e quel sogno cullato per tanti anni, sfiorato tre volte e mai agguantato. Quest'anno la Juventus ci riproverà, Buffon ci riproverà e, in caso di vittoria, potrebbe continuare ancora un altro anno. In caso contrario c'è già un posto nella dirigenza bianconera per lui che ha fatto e sta facendo la storia di questo club attraverso un sogno che lo spinge ad andare oltre, ad essere un riferimento per quasi tutti i portieri di questa generazione, per lui che domenica riprenderà a scrivere la storia.