Modi diversi, variegati, particolari di soffrire: modi diversi, variegati, particolari di (continuare) a vincere e convincere, per innalzarsi in classifica e aspettare il derby al rientro dalla sosta. E' questo il sentimento principale che accompagna la Roma nel rientro a Trigoria dal Franchi dopo la sfida con la Fiorentina, al termine di un filone di partite veramente estentuante ma davvero entusiasmante. In questo mini campionato, infatti, la squadra di Di Francesco ha dato l'impressione generale di una solidità totale, frutto di un gioco appassionato, attento anche nei momenti di piccoli blackout: è questa la grande risorsa giallorossa.
Al Franchi, dunque: la Roma parte bene, molto bene, come ormai abitudine: dopo 5', infatti, è Gerson ad esultare per primo, e per la prima volta da quando è alla Roma. Questo gol indirizza solo apparentemente la gara, perché se la Roma non cambia ritmo è la Fiorentina a non abbattersi: ecco che le piccole imprecisioni giallorosse (le uniche, forse, del match) prendono il sopravvento: prima sbagliano Kolarov e Gerson, poi peccano di sicurezza i due centrali lasciando spazio a centroarea a Simeone. Sembra il preludio a una domenica buia, opaca, con la pioggia protagonista. Non è questa la Roma di Di Francesco, è ormai evidente. Si apre un po' il cielo sul Franchi, esce di nuovo una Roma nuova, pulita, precisa, presente in campo, che prima aveva ritrovato il vantaggio ancora con Gerson, e che poi ristabilisce, nei primi minuti della ripresa, quelli decisivi in cui i viola stavano spingendo davvero, il vantaggio: a quel punto il senso unico è il padrone del gioco: la Roma spinge e aggredisce, la Fiorentina prova timidamente a prendersi pezzi di campo, ma senza esito: prima Florenzi, poi molto bene Fazio e Manolas, poi Dzeko e Nainggolan ad impedire ai toscani un possesso ragionato: pochi secondi, e palla recuperata, questo il leitmotiv della ripresa in terra viola. Spinti da un settore ospiti ancora una volta su di giri, i giallorossi si limitano ad un compitino, un perfetto compitino, dal 60' in poi: quello dell'abbassamento dei ritmi fin lì troppo elevati per gli standard delle tante gare di seguito in cui la Roma è stata coinvolta. Serviva solo quello, è l'ossigeno più puro per tutti.
Una Roma dunque anche stratega, inutile ripeterlo: una Roma con la bilancia e la lente d'ingrandimento sempre con sè, per modificare dettami, intensità e possesso. Da questo al definitivo 4-2, infine, il passo è breve: scambio preciso Nainggolan-Perotti e altra perla dell'argentino: sono 12 vittorie esterne di fila, un record storico, un traguardo che non arresta una rincorsa importante della Roma, soprattutto sulle avversarie-Champions: i cugini della Lazio (ieri fermi, tra due settimane contro nel derby); il Napoli e l'Inter (fermati da Chievo e Toro) e la vittoriosa ma ancora claudicante Juve. La Roma è sana, viva e vegeta. E le risposte arrivano.