Per dirla alla Buffon, canta e porta la croce, contemporaneamente. Mancava sempre qualcosina: o una gara di sacrificio ma senza reti, oppure micidiale in zona goal ma poco propenso alle coperture ed al pressing. Ora però Gonzalo Higuaìn ha imparato a fare tutte e due le cose, per la gioia di Massimiliano Allegri e di tutti i tifosi della Juventus.
Per la verità l’atteggiamento del Pipita è stato quasi sempre volitivo, alla ricerca di giocate utili per i compagni, anche se significava allontanarsi dalla porta, con un conseguente calo nelle statistiche della contabilità personale. Le critiche si sprecano quando un centravanti fa fatica a realizzare ed il sacrificio che comunque c’è diventa un aspetto secondario – soprattutto se i risultati di squadra latitano. Ci volevano le parole del capitano Gianluigi Buffon, al termine della partita contro l’Udinese, per certificare il valore della prestazione di Higuaìn - “Sono orgoglioso di essere suo compagno di squadra”.
Come detto però, una delle prove migliori dell’argentino in maglia bianconera coincideva con lo 0 alla casella goal segnati, prolungando il digiuno; con la Spal, poi, in un match che non richiedeva un sacrificio esasperato, è tornata quella rete all’Allianz Stadium che mancava da un mese e mezzo. Si arriva dunque alla supersfida contro il Milan, a San Siro, e qui Higuaìn si prende la scena: tanta corsa al servizio dei compagni ma anche quella efficacia in area di rigore che pochi attaccanti al mondo possono vantarsi di avere. Lo 0-1 è una conclusione di pura potenza, praticamente senza guardare la porta, con il pallone che finisce in fondo al sacco: per il Pipita è il goal numero 100 in Serie A – dopo quello annullato nel finale contro la Spal; lo 0-2 invece è un saggio di classe ed eleganza, oltre al solito killer instinct al quale Donnarumma non può opporsi.
Altra pioggia di complimenti da compagni e tifosi ed un record personale: Higuaìn diventa infatti il calciatore più precoce a raggiungere la tripla cifra nel massimo campionato italiano – 153 presenze contro le 155 di David Trezeguet che deteneva il precedente primato. Ecco, Trezeguet. Un altro grande bomber della storia bianconera ed il paragone è presto servito. Le caratteristiche dei due non sono accostabili, a parte il clamoroso senso del goal: il francese aveva bisogno solamente di un pallone vagante in area, anche sporco, e lo buttava dentro in qualunque maniera, di testa, di destro, di sinistro, in rovesciata; il Pipita necessita di maggior supporto e di un gioco in cui lui è il finalizzatore principe, in modo da catalizzare le azioni offensive. Forse è bene utilizzare il tempo imperfetto, perché questa ossessione del goal sembra essere stata abbandonata: prima la squadra, poi le soddisfazioni personali. E non importa se Jorge Sampaoli dall’Argentina non lo considera. Anzi, meglio così: a Vinovo Gonzalo può concentrarsi solo sul suo lavoro durante le soste, per affinare la tecnica del portare la croce. E cantare, contemporaneamente.