Passare da un immediato svantaggio a un finale tennistico può sembrare una questione da videogiochi, in quei pomeriggi d'inverno passati davanti alla console tra partite infinite e compiti di scuola dimenticati. Questa Juventus invece è ben più reale di qualsiasi immaginazione, capace di partire ancora una volta in sordina, per poi riprendersi e sfoderare una reazione maestosa al cospetto di un'Udinese sprecona e troppo altalenante.
Il 2-6 finale del Friuli rischia però di far dimenticare troppo in fretta quello che è un problema abbastanza serio, soprattutto perché reiterato nel corso di questa stagione. Un'altra distrazione e un'altra palla persa malamente, proprio come Mercoledì contro lo Sporting, questa volta a vantaggio di Perica, bravo e spregiudicato davanti a Chiellini e Buffon. Stessa cosa avviene nel secondo tempo, quando la difesa bianconera si perde colpevolmente Danilo (a prescindere dalla posizione di fuorigioco) che pareggia i conti e fa 2-2. Ancora una volta la squadra di Allegri tarda ad entrare in partita, sia al calcio d'inizio che al ritorno in campo dopo l'intervallo: bisogna capire se si tratta di una problematica fisica (squadra "diesel" che fatica a carburare) o più probabilmente di tipo mentale, soprattutto perché si parla spesso di reti subite a causa di disattenzioni o errori tattici, più che per meriti avversari.
Si tratta in questo caso della terza volta consecutiva in tre partite: non solo in Champions, ma anche Sabato scorso contro la Lazio la Juve ha praticamente regalato i primi 15 minuti del secondo tempo alla squadra di Inzaghi, che senza troppi complimenti ha ribaltato il match ed espugnato lo Stadium. Tornando ancora più indietro c'è Politano, che al 51' accorcia le distanze e rimette in discussione un Sassuolo-Juve altrimenti dominato dai bianconeri, fortunatamente senza conseguenze, che invece c'erano state cinque giorni prima al Camp Nou, dove una buona prima frazione è stata cancellata da un secondo tempo improponibile, condito dal raddoppio di Rakitic dopo 10 minuti dal ritorno in campo. Situazione simile a quella di ieri si ritrova invece nel 2-4 di Marassi, ad Agosto, contro un Genoa partito fortissimo e capace di portarsi sul 2-0 in 7 minuti, salvo poi crollare sotto i colpi di una Juve improvvisamente rinata, esattamente come al Friuli.
Tanti indizi non fanno una prova, ma fanno quantomeno riflettere. Una squadra con gli obiettivi e il blasone della Juventus non può permettersi di regalare periodicamente fasi di partita così importanti agli avversari, soprattutto perché non sempre ci sarà la possibilità di recuperare (contro Genoa, Udinese e Sporting è successo, ma contro formazioni ben più attrezzate come Lazio e Barcellona il risultato è stato diverso) e salvare la baracca. Adesso il tempo per riflettere sarà poco, perché dopodomani si torna di nuovo in campo contro la Spal, ma sul lungo periodo Allegri dovrà necessariamente affrontare il problema di petto con i suoi giocatori, perché col passare del tempo le partite difficili si moltiplicheranno e un black-out di questo tipo rischia di compromettere non solo un match, ma l'intera stagione.