Terza sconfitta stagionale per la Juventus, quarto stop in totale volendo contare anche il pareggio con l'Atalanta, con la situazione di classifica che inizia a diventare più complicata di quanto si potesse pensare all'inizio. Ciò che però più di tutto il resto colpisce è il modo in cui questi passi falsi si siano palesati, sempre allo stesso modo: partita saldamente in pugno che viene buttata alle ortiche a causa di assurdi black-out di pochi minuti, i quali bastano e avanzano all'avversario per riprendersi il match.

Che la questione sia principalmente mentale lo dimostra il fatto che al "risveglio", o alla scossa, i bianconeri abbiano sempre ricominciato a subito a giocare e ad attaccare. Contro la Lazio la risposta è stata immediata, con Higuain che dopo l'1-1 ha avuto immediatamente sui piedi il pallone del nuovo vantaggio. Poi un altro errore, ancora a difesa schierata, ancora con Immobile a bucare la retroguardia bianconera; l'1-2 vede di nuovo un'altra reazione della Juventus, che fino al 90' occuperà stabilmente la metà campo avversaria pur riuscendo raramente a concludere a rete. Nel primo tempo invece la squadra di Inzaghi è praticamente inesistente: la Juve crea tre occasioni nitide pur giocando a ritmi bassissimi, trasformandone in rete una, sprecandone un'altra più per sfortuna che per altro e vedendosi negare la terza dal volo di Strakosha. Lazio invisibile, schiacciata, incapace di proporre qualcosa che vada al di là di qualche sporadico contropiede. Impossibile pensare che nel secondo tempo la situazione si sia capovolta senza motivo, e per soli 10 minuti.

Il problema è che non è successo soltanto ieri: siamo ormai al quarto passo falso stagionale e sempre con le stesse modalità. Calo immotivato dopo una partenza col botto in Supercoppa, seguito da un'altra dormita nel finale dopo aver raggiunto il 2-2; crollo assurdo nel secondo tempo con il Barcellona dopo una prima frazione giocata praticamente alla pari con i blaugrana e un gol preso al 45' che ha tagliato le gambe ai bianconeri; infine, un gran primo tempo contro l'Atalanta a cui è seguita una seconda frazione indecente, condita dal rigore sbagliato nel finale da Dybala, esattamente come ieri (ma sull'argentino andrebbe fatto un discorso a parte) e da un calo senza reali motivazioni a dispetto di squadre capaci invece di lottare fino all'ultimo e di colpire alla prima disattenzione avversaria.

Rivedendo queste partite non possono non tornare alla mente i ricordi di quel 3 Giugno a Cardiff, in una partita che definire strana sarebbe quasi un eufemismo. Anche lì un ottimo primo tempo è stato cancellato da una ripresa praticamente inesistente al cospetto del Real Madrid. Difficile capire il perché di questa serie di cali: se si trattasse di una mancanza di motivazioni dopo tanti anni al vertice potrebbe anche starci, ma allora non si spiega perché ciò riguardi anche i nuovi arrivati, che dovrebbero avere più fame di tutti; l'ipotesi del calo fisico non regge, perché prima e dopo questi 10-15 minuti di buio i bianconeri corrono e pressano senza problemi. Che possano essere problemi di affiatamento, con l'equilibrio che a un certo punto si sfalda? Dopo Cardiff se n'è parlato un'estate intera, ma dall'inizio della stagione (e con la partenza di elementi che potevano procurare quel tipo di problemi) non si è più fatta voce su certe questioni, e a vede come giocano i bianconeri nei momenti migliori non sembrerebbe proprio si tratti di questo.

Il rigore sbagliato da Dybala | twitter - sslazio
Il rigore sbagliato da Dybala | twitter - sslazio

Assodato quindi che il problema sia mentale, e che come tale è molto più difficile da risolvere rispetto a qualsiasi questione di natura fisica, resta da capire come si può affrontare e analizzare una cosa del genere. Particolare da non dimenticare né sottovalutare è il fatto che tutto questo sia avvenuto in partite importanti e contro avversari di livello (la Lazio è in zona scudetto, il Barça è il Barça e l'Atalanta si sta costruendo una reputazione anche a livello europeo), potrebbe quindi trattarsi di un qualcosa legato alla pressione, alla paura di vincere che dopo Cardiff non è più andata via, o più semplicemente i momenti di buio contro squadre meno forti non vengono nemmeno percepiti perché il gap tecnico-tattico è abbastanza evidente da permettere comunque ai bianconeri di portare a casa la partita. Sta ad Allegri e ai veterani del gruppo lavorarci e capire perché a un certo punto si spegne la lampadina senza motivo, e solo con un lavoro d'insieme e unito si potrà giungere ad una soluzione.