Duecentonove gol segnati in Serie A. Questo il bottino di Antonio Di Natale, per tutti Totò, che oggi spegne quaranta candeline. Un traguardo importante e qualche capello bianco in più, l'ex attaccante li vive cosi: "Un traguardo importante che festeggio con alcune persone care, qui a Empoli. Ha fatto tutto mia moglie, ma sono pochi quelli del mondo del calcio". Già perché, dopo una lunga carriera su quel rettangolo verde, adesso il calcio è passato in secondo piano: "Starne fuori non mi crea fastidi e fare l’imprenditore, concentrato sull’immobiliare, sul caffè e sulla scuola calcio di Udine, mi piace e mi appassiona".

Nel Maggio del 2016 il ritiro dal calcio giocato, una decisione di cui non si è mai pentito: "Non avevo più voglia, si era spento il motore, ho capito che era arrivato il momento. Ho fatto più di 20 anni e ora non sento la smania di giocare. Magari a una partita benefica di alto livello vado. Io e Francesco Totti abbiamo fatto la storia, lui forse aveva ancora voglia e ha proseguito nel percorso da dirigente. Ma il calcio è una ruota che gira dove conti quando servi, poi tutto finisce. Toni, è rimasto un altro anno a Verona, poi addio". L'addio, in realtà, non è stato rose e fiori con la dirigenza ma adesso è tutto risolto: "Sono stato lì da poco, ho visto i Pozzo e ho chiacchierato con loro, con la Daniela. Il patron Gianpaolo resta un grande tifoso, è stato un bravo presidente che ha portato il club in alto. È’ stato un piacere rivederli perché 12 anni e 209 gol non si dimenticano così".

Dodici anni e momenti straordinari come le qualificazioni in Champions League con Guidolin in panchina: "Ho sentito pure lui. Meritava la Nazionale, era il riconoscimento per quel che ha saputo insegnare. Ma sono sicuro che tornerà, deve solo trovare una squadra che lo capisce". Parlando di Nazionale non si può far altro che pensare al Mondiale e alle possibilità dell'Italia: "Deve andarci, dice Di Natale, altrimenti sono convinto pure io che sia una catastrofe. L’Italia parte sempre un po’ dietro, poi arriva. Ricorda l’Europeo 2012 con Prandelli. Si pensava che andassimo a casa, arrivammo in finale,resta il mio ricordo più bello quel gol alla Spagna nella prima partita a Danzica". E sulla coppia d'attacco aggiunge: "Belotti è un animale, Immobile è più seconda punta. Ma qui penso ai miei tempi: giocavo con Vieri, Inzaghi, Toni, Totti, Del Piero, contro Maldini, Nesta, Cannavaro, Thuram. La notte prima non dormivi. Tutto è cambiato".

Da Guidolin a Spalletti, altro allenatore importante nella carriera di Di Natale: "Ha portato le sue idee e la sua mentalità, l’Inter è una squadra in cui lottano tutti, possono arrivare terzi. Lui ti fa capire che devi dare il massimo e che la domenica conta solo una cosa: vincere. E’ umano, parla con i giocatori, li fa pensare tutti con la stessa testa e dà equilibrio in società. Sembra un po’ di rivedere l’Inter di Mourinho". E sul campionato: "La Juve è favorita. Ancora. Ma il Napoli ha ridotto il gap, non spreca più e Sarri è bravo. Mi avesse allenato lui avrei fatto sempre 20 gol. Mi sembra di rivedere la qualità che diede Guidolin, palla a terra e gioco di prima. In generale guardo tanta B e C e giovani. La nostra scuola calcio ha un legame con l’Inter, le abbiamo dato due ragazzini. Vado a Carrara dal mio amico Silvio Baldini. C’è un presidente capace e un progetto serio", chiude cosi Antonio Di Natale.