Domenica scorsa ha realizzato la prima rete con la maglia della Juventus, anche se in giallo, e adesso vuole entrare sempre più al centro di gravità bianconero. Federico Bernardeschi, acquistato dalla squadra di Agnelli questa estate per 40 milioni, si racconta in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, senza peli sulla lingua e con grandi ambizioni come sottolineato dalle sue parole: "La mia stagione non è cominciata con il gol di Bergamo ma dal primo giorno alla Juve. Sono orgoglioso di quanto ho fatto finora, perché sono arrivato in una squadra negli ultimi anni ha vinto tantissimo ed è fra le più importanti d’Europa".
Dopo le panchine e gli ingressi da subentrato domenica è arrivata la titolarità con annesso gol: "Fare la panchina non è stato un dramma. Anzi, mi ha fatto crescere. È giusto l’apprendistato e non pensare di fare subito il titolare. Quando si cambia squadra si trovano abitudini diverse. Nella Juve mi ha colpito la mentalità e purtroppo non l’acquisisci in una settimana, occorre tempo. Tutti, dal presidente al magazziniere, pensano solo a vincere". E' tutta una questione di mentalità: "Se uno non si allena al 100% ti passano sopra. La cultura del lavoro è fondamentale. Il rapporto con Allegri, poi, è sempre positivo. Mi ha aiutato a inserirmi dandomi fiducia, anche solo per 10-20 minuti. Poteva fare altre scelte, ma se preferisce me é una cosa da recepire in modo ottimo. D’altronde, era successo anche Dybala. Non sono il primo né l’ultimo caso. Bentancur, ad esempio, è bravissimo, ma se ci fossero stati tutti i centrocampisti, avrebbe giocato così tanto?"
Bernardeschi ha già in testa gli obiettivi, prendersi la Juve e poi la Nazionale: "Mi sono dato degli obiettivi. Questo deve essere un anno importante per dimostrare che posso essere un titolare della Juve, un punto fermo. In Nazionale il titolare è Candreva perché ha sempre dimostrato di poterlo fare bene. Io sto cercando di fare bene alla Juve per essere poi titolare in azzurro. Ognuno deve aspirare al massimo". Il sogno è il Mondiale: "Nell’Italia c’è voglia di rivincita. Andare al Mondiale è una cosa che sogni fin da piccolino, anche perché nel 2006 tifavo l’Italia ed ero in piazza. Per questo, dopo Russia 2018 avrò già esperienza e voglio fare cose importanti. Sono pronto anche a fare il leader in un gruppo nuovo. Non ho paura, giocando poco, di perdere il Mondiale. Ormai sono anni che faccio parte del giro, ho fatto un Europeo e Ventura mi ha confermato fiducia. Anche chi gioca meno è un professionista che si allena sempre. Se ti mancano minuti nel club e poi arrivano attestati di stima in Nazionale, è un orgoglio personale".
C'è bisogno di un'altra linea in futuro con tanti giovani pronti ad emergere nei grandi palcoscenici: "Occorre uscire dalla visione del giovane italiano. All’estero ci sono molte più strade. Certo, si possono sbagliare delle gare, ma fino a 2-3 anni fa non eravamo considerati, adesso le cose sono cambiate. Non ci sono mai stato tanti giovani in azzurro e il merito va a noi, ai club e alla Nazionale". E su una probabile candidatura di Allegri come CT Bernrdeschi risponde cosi: "Ha vinto tanto, ha esperienza: perché no? Penso che per la Nazionale si debba volere sempre il meglio".
Il suo divorzio con la Fiorentina non è stato soft, lui lo racconta cosi: "Un professionista fa le sue scelte e io volevo cambiare. Auguro ogni bene ai viola, a cui sarò sempre grato, ma ora sono orgoglioso di far parte della Juve. Perciò, se avrò un rigore contro la Fiorentina lo tirerò, perché adesso faccio parte di un’altra squadra. Un professionista deve accettare le critiche, ma i leoni da tastiera insultano, augurano morti. Sono cose pesanti, che vanno oltre il tifo. Ho messo una foto di mia sorella Gaia incinta e c’è gente che ha augurato la morte della bimba prima che nascesse. Che c’entra col calcio? Il calcio è amore per la propria maglia, non queste pochezze umane. Io per fortuna ho basi solide, altri invece soffrono, c’è anche gente che si suicida. Cose del genere sono una macchia per la nostra società", chiude cosi il numero 33 della Juventus.