La Juventus ha appena affrontato una gara di Serie A dall'importanza non irrilevante, contro il Sassuolo, riscattando con un successo la disfatta di Barcellona. E a proposito di importanza, proprio in quest'occasione una prestazione stratosferica di Paulo Dybala ha fatto la differenza: una Vecchia Signora esattamente a due facce prima senza e poi con il suo nuovo numero 10 si era già vista nello scorso weekend, nella sfida contro il Chievo. Ovviamente l'argentino in questo avvio di stagione sta portando in campo la solità sublime qualità tecnica, ma è sembrato anche in un certo senso assumere la posizione del leader anche sotto il profilo psicologico. La critica si è allora fermato su un altro aspetto, di cui si parla già a dire il vero da parecchio tempo: e se il problema vero, adesso, fosse che la squadra è diventata dipendente dalla sua Joya?
Esiste una squadra che potrebbe non migliorare, e quindi in un certo senso dipendere da lui, con un giocatore del genere in campo?
Probabilmente la verità sta nel mezzo. Non avendo un'idea di gioco ben definita ma piuttosto alla ricerca di flessibilità, è chiaro che Max Allegri faccia anche leva sui singoli quando l'importante è ottenere, in qualche maniera, la vittoria - d'altronde, può permettersi di farlo, e la maggioranza delle volte questo metodo gli ha dato ragione. Va anche però detto, dall'altra parte, che difficilmente quando un giocatore è insostituibile sotto l'aspetto tecnico - come è, al momento, l'argentino per i bianconeri - è chiaro che dei compagni abituati ad avere un giocatore così forte assieme a loro in campo possano risentirne, specie in questo caso a livello di "estetica" del gioco offensivo, che è poi l'aspetto più evidente. Un aspetto molto meno evidente è, invece, quello che può portare uno come Mario Mandzukic.
Il valore del croato in un attacco in coppia proprio con l'ex Palermo era già molto grande, un po' inferiore nel momento in cui è arrivato Gonzalo Higuain a Torino, giocatore dall'intesa naturale con il suo connazionale e che nel ruolo di prima punta deve essere considerato un titolare, per Madama come per quasi tutte le squadre del mondo. Alla fine l'evoluzione tattica juventina ha dato una nuova locazione al proprio numero 17, adattato a fare l'ala sinistra, dove con caratteristiche insolite per il ruolo è comunque riuscito a fare la differenza, con la sua solita grinta, che alla lunga è diventata un fattore in tutte le competizioni. Il grande lavoro in non possesso del 32enne, dunque, è diventato fondamentale anche tatticamente per garantire fisicità e copertura con l'intelligenza formidabile. Un peso notevole, globalmente, testimoniato anche dai numeri: fra infortuni è squalifiche, da quando gioca in Italia l'attaccante ha saltato 23 partite, di cui soltanto 12 vinte con 4 pareggi e ben 7 sconfitte, la più recente a Barcellona. Il sudamericano di cui sopra - trasferitosi in bianconero nella stessa sessione di mercato -, invece, è stato indisponibile 13 volte, e in 11 di queste è arrivato il successo finale (1 segno "X" e un KO senza l'allora numero 21 per la banda di Allegri).
Saltano subito all'occhio due aspetti, con questa statistica: il primo è quello dell'importanza di Mandzukic, senza il quale lo score è negativissimo, visto che il 30% delle volte senza il croato la Juve ha perso; il secondo che, comunque, Dybala ha saltato molte meno partite, molte di queste per un infortunio che lo tenne fuori per 60 giorni durante la scorsa stagione, e quindi è comunque un elemento di grande importanza se gioca così tanto. Lungi dal negare questo, ma forse la forza della Juventus dipende principalmente da altro: appunto dalla grinta, dalla voglia, dalla determinazione che mettono in campo giocatori del calibro del croato. Che quando non c'è, fa sentire la sua mancanza: che sia la dipendenza da lui, che crea problemi nel ritagliarsi spazio anche ai neo-arrivati Douglas Costa e Bernardeschi, il vero problema dei campioni d'Italia?